Un dibattito quasi monocorde e monocolore quello che accompagna il rientro a scuola in questa fine di agosto, come siamo abituati a sperimentare dall’inizio della pandemia. Insomma, a quanto pare ogni ministro dell’Istruzione ha il suo tallone d’Achille che monopolizza qualsiasi discussione reale sulle misure di contenimento del virus nella scuola.
La ex ministra Azzolina, nonostante abbia da sempre rivendicato la correttezza della scelta dei banchi a rotelle, meglio definiti come sedute innovative, attribuendo peraltro al Comitato tecnico scientifico l’origine di tale decisione, nel corso del suo mandato ha dovuto continuamente difendersi dall’accusa di avere sperperato denaro pubblico per una misura anti contagio di dubbia efficacia.
Oggi, la seduta innovativa neanche la si nomina più in relazione al protocollo di sicurezza. Di fatto i banchi monoposto dotati di ruote continuano a rappresentare un ottimo strumento di didattica innovativa legato alle metodologie cooperative, ma nessuno crede che si possa fare riferimento a tali strumenti per combattere il Covid-19 nelle aule. E non va dimenticato che, per quanto le nuove sedute possano avere rinnovato la dotazione di banchi delle aule scolastiche, ferma agli anni di scuola dei nostri nonni, è anche vero che la qualità di tali sedute non promette benissimo. La plastica non sembra potere fare concorrenza al robusto legno dei vecchi e logori banchi, finiti, in qualche caso, nella disponibilità dei Paesi più poveri.
E veniamo al Green pass, che al modo in cui i banchi a rotelle hanno monopolizzato il dibattito sull’inizio scuola 2020, da tempo ha preso a monopolizzare il dibattito sull’inizio scuola 2021. Con gli stessi effetti sulla tenuta del Ministero dell’Istruzione? Non è dato saperlo, ancora. Certo è che il ministro Patrizio Bianchi, che aveva i sindacati dalla sua a inizio mandato, oggi gode di minore prestigio. Non a caso gli incontri con i sindacati finiscono spesso con un nulla di fatto o con promesse che il successivo documento ministeriale smentisce prontamente.
Queste e altre questioni sono ancora da risolvere, come abbiamo riferito più volte. Un nuovo Dpcm potrebbe finalmente diradare le nubi e fare chiarezza laddove oggi non ce n’è, ma soprattutto potrebbe dare soluzioni laddove oggi ci sono per lo più parole.
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