Il Gruppo Abele lancia il “Progetto Nove ¾” rivolto ai giovani hikikomori, facendosi carico di una cinquantina di giovani, fra ragazzi e ragazze le cui famiglie non trovavano risposta alla chiusura e all’isolamento dei loro figli.
Per loro si è attivato un affiancamento a domicilio, con la possibilità di frequentare un centro laboratoriale dedicato, dove si svolgono attività individuali o in piccolo gruppo con “maestri di mestiere” a partire dagli interessi espressi dai ragazzi. Ai genitori è offerto, in parallelo, un sostegno psicologico volto ad acquisire maggiori strumenti per gestire le difficoltà dei figli.
“La maggioranza dei giovani da noi supportati – viene spiegato – ha avuto l’esordio della propria fuga dal mondo tra la fine della scuola secondaria di I grado e i primi anni del II grado; altri nel passaggio tra le scuole superiori e il mondo dell’università. 35 sono i ragazzi, mentre 14 le ragazze e 1 non binario. La metà di loro sono prossimi ai 18 anni, ma ci sono anche tre giovani adulti di 30 anni”.
Tendenzialmente – si legge su Vita.it- la richiesta di aiuto viene avanzata dai genitori, e dunque “Risulta piuttosto prioritario aiutare i genitori ad affrontare il problema da una prospettiva differente, sradicando la credenza che la causa del malessere del figlio sia riconducibile alla dipendenza da internet, mostrando loro quanto quel mondo fatto anche di relazioni online possa salvaguardare da un isolamento totale più pericoloso e quanto possa permettere di cimentarsi ancora in interessi, relazioni ed emozioni condivise virtualmente”.
Altre richieste di contatto arrivano dai Servizi Territoriali Socio-Sanitari con i quali risulta essenziale il lavoro in rete, mettendo in campo diverse professionalità, con l’intento di migliorare la qualità della vita dell’intero nucleo famigliare.
“L’avvicinamento dell’educatore al ragazzo avviene in contesto domiciliare e ha come finalità il creare una relazione di fiducia; quello dell’educativa domiciliare è l’intervento principale, più complesso, e richiede spesso molto tempo, anche in base alle caratteristiche del ritiro e al tipo di aggancio relazionale che si riesce ad instaurare, e talvolta si inizia da ancora più lontano, partendo da semplici contatti telefonici o via messaggistica”.
Dopo questa prima fase di conoscenza, qualora il ragazzo fosse disposto e interessato, il passo successivo riguarda un possibile accesso ad attività laboratoriali. Anche lo spostamento dalla propria casa al Centro costituisce un obiettivo da raggiungere nel tempo.
Le scuole, inoltre, hanno il compito nodale di permettere il conseguimento degli obiettivi di studio attraverso la stesura e la realizzazione di progetti personalizzati.
In parallelo al percorso dei ragazzi, il progetto prevede il sostegno alla genitorialità da parte degli psicologi del Servizio di Accoglienza del Gruppo Abele. Ogni percorso è individualizzato e può prevedere, qualora si ritenga necessario, e in accordo con i Servizi e la famiglia, un inserimento graduale di autonomia nella progettualità residenziale del Cohousing giovanile “Via delle Orfane 15” del Gruppo Abele, adiacente alla struttura del Centro Laboratoriale.
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