Ecco quali sono, per punti, gli elementi chiave della riforma del lavoro, spiegati da Wired.it
1. Riordino delle tipologie di contratto già esistenti, con l’introduzione di un contratto unico a tempo indeterminato per le nuove assunzioni, il quale prevede tutele crescenti in base all’anzianità di servizio. Parallelamente si riducono le altre forme contrattuali come i contratti di collaborazione a progetto (i cocopro, che rimarranno in vigore solo “fino a esaurimento”).
2. Eliminazione della cassa integrazione per i dipendenti nel caso in cui l’attività aziendale (o una sua parte) venga cessata definitivamente e non esistano concrete possibilità di proseguimento.
3. Superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i licenziamenti illegittimi. Le nuove regole escludono il reintegro del lavoratore e prevedono un risarcimento economico che aumenta con l’anzianità di servizio, e inoltre prevedono termini certi per impugnare il licenziamento.
4. Possibilità per un’impresa di riorganizzare e ristrutturare le mansioni, senza l’obbligo di adibire i propri lavoratori ai compiti per i quali sono stati assunti (o per incarichi superiori), ma con l’obiettivo di tutelare il posto di lavoro e la professionalità.
5. Nuove regole per i controlli a distanza delle attività produttive: nei luoghi di lavoro si potranno utilizzare dispositivi come telecamere per eseguire controlli, ma solo sui macchinari. Fino a oggi questi controlli erano vietati dallo statuto dei lavoratori.
6. L’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) dovrà universalizzare il sussidio di disoccupazione, estendendolo ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. La nuova tutela sarà estesa a circa 300mila lavoratori, che comprendono soprattutto quelli con carriere molto discontinue.
7. Istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione, sotto il controllo del ministero del lavoro e che, come soggetto unico, si occuperà di gestire i servizi per l’impiego e l’attività dell’Aspi.
8. L’indennità di maternità è estesa anche a lavoratrici parasubordinate e alle donne lavoratrici autonome che hanno figli disabili non autosufficienti. È previsto anche un monitoraggio più rigido sulla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita.
9. Riforma degli ammortizzatori sociali: 2,9 miliardi di euro destinati nel 2015, di cui 2,2 miliardi dalla legge di stabilità e 700 milioni dal fondo per l’occupazione.