A Roma, a Villa Falconieri, si trasferirà Vivarium Novum, una res publica litterarum, “l’unico luogo dove è possibile immergersi totalmente nelle lingue latina e greca”: nasce “il primo campus mondiale dell’umanesimo”. All’inaugurazione anche Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, e Stefania Giannini, titolare dell’Istruzione.
In arrivo studenti da ogni parte del mondo, africani, asiatici, europei. Tutti uniti nel discutere i problemi dell’attualità al modo delle antiche scuole umanistiche: “Parliamo di stato giusto, del dialogo tra le religioni monoteiste, della guerra giusta, ma lo facciamo con Erasmo, Moro, Cicerone, Lorenzo Valla, Platone, gli stoici”: dice uno dei promotori. “L’altro giorno discutevamo passi del De Bello Turcis inferendo di Erasmo, per esempio, convenendo sulla necessità di fare attenzione a pericolose omologazioni, della serie ‘tutti i turchi sono uguali’.
“Vogliamo far capire ai giovani di oggi che le radici culturali dell’humanitas sono uguali dappertutto, e lo facciamo attraverso una formazione che si dipana sul piano morale e civile e un colloquio costante con quella che è la nostra storia”. E per veicolare il messaggio, si è ripresa la consuetudine delle antiche scuole: “I ragazzi parlano latino e greco antico, e lo parlano correttamente e correntemente come seconda e terza lingua entro un paio di anni. Questo fa sì che i testi classici, compresi quelli medievali, possano essere compresi e vissuti, dibattuti”.
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Un po’ alla maniera dei monaci che fecero l’Europa dopo i lunghi secoli delle invasioni barbariche. A eccezione delle lezioni di lingua e letteratura greche, tutte le lezioni e le conversazioni si tengono in latino. E’ questa la ricetta per favorire l’accesso in breve tempo ai testi letterari. Se qualche studente parlasse in lingua moderna, rallenterebbe l’apprendimento preciso del latino per sé e i compagni.
“L’obiettivo è di educare i giovani a pensare in modo diverso, a guardare all’universale più che al particolare, a tenere sempre presente che oltre al transeunte c’è l’eterno”, dice il direttore: “E’ un esercizio della ragione su ciò che è incerto”.
Gli ammessi ammontano a sessanta all’anno su circa duecentocinquanta richieste pervenute. “Tutti si mantengono con borse di studio, nessuno paga un centesimo né per il vitto né per l’alloggio”, chiarisce Miraglia, che ricorda quanto fondamentale sia il sostegno dei privati, novelli mecenati. Certo, la selezione è dura, guarda in primo luogo al bisogno, quindi alla naturale propensione verso lo studio delle lingue classiche – i candidati devono già sapersi esprimere e saper comunicare, seppur in modo semplice, in latino – e a quelle che il direttore definisce “una certa elasticità dell’animo e una tensione alla concordia, che è termine preferibile rispetto a tolleranza”.
Merita d’essere sottolineato il successo presso i cinesi: “Sono interessati a conoscere le radici classiche, ma non solo. Vogliono approfondire di più anche le loro stesse radici, che tanto hanno a che fare con la nostra civiltà, anche se questo aspetto è poco noto e indagato”.
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