I dirigenti scolastici si sentono sotto processo. Troppo spesso, vengono additati dall’Ufficio procedimenti disciplinari di errori o comportamenti sbagliati, senza prima verificare la consistenza delle accuse. La denuncia arriva da Dirigentiscuola, attraverso le parole del suo presidente nazionale Attilio Fratta.
È di pochi giorni fa, dice Fratta, l’ennesimo caso di provvedimento disciplinare perpetrato da un responsabile dell’Upd, Ufficio procedimenti disciplinari, ai danni di un dirigente scolastico.
“Sono purtroppo tanti gli errori di questo tipo a cui assistiamo, un malcostume che cela, a volte, veri e propri atti persecutori da parte dell’Ufficio procedimenti disciplinari nei confronti dei dirigenti scolastici tanto da indurre Dirigentiscuola a intervenire con la propria task-force”, istituita nel 2019, “per procedere all’archiviazione di alcuni provvedimenti assolutamente privi di fondamento”.
Secondo Fratta, l’Amministrazione dovrebbe “prestare ai dirigenti scolastici consulenza, assistenza, supporto e sostegno, come pure è scritto nel Regolamento riguardante l’organizzazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito. È giusto che il dirigente scolastico che sia colpevolmente incorso in errori recanti pregiudizio all’Amministrazione o a terzi, ne sopporti le conseguenze, naturalmente con le garanzie apprestate dall’ordinamento di settore e dal generale ordinamento giuridico. Ma se la legge vale per loro, deve anche valere per i funzionari e i dirigenti dell’apparato ministeriale, centrale e periferico”.
Secondo il sindacalista, “basta anche una lettera anonima contro un dirigente scolastico, a volte, a scatenare la reazione dei dirigenti dell’UPD. Dirigentiscuola ha chiesto ispezioni, controlli oltre che rimozione dei responsabili dell’UPD pensando che la legge fosse uguale per tutti. Ma così non è stato. Cambieranno le cose con il ministro Valditara?”, chiede il presidente di Dirigentiscuola.
A farsi sentire, nella stessa giornata, sono stati anche i presidi dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici, che si sono scagliati contro il ddl sull’Autonomia differenziata approvato in Consiglio dei ministri alcuni giorni fa: il direttivo dell’Andis teme che “il mero trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni non si traduca nella sostituzione di un centralismo regionale al centralismo statale”.
E ancora: “L’istituzione scolastica costituisce e costruisce l’identità nazionale: la definizione dell’eventuale quota di offerta formativa locale deve rimanere nella sfera di competenza delle scuole autonome, sia pure con una specifica attenzione alle proposte degli enti territoriali, onde evitare derive ed ingerenze inopportune da parte delle regioni”.
Secondo l’Andis, quindi, servirebbe una “chiara distinzione di ruoli tra Regioni ed Enti locali, affinché un mero trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni non si traduca nella sostituzione di un centralismo regionale al centralismo statale”.
Inoltre, continua il direttivo, “i dirigenti scolastici sono garanti sia della promozione di strategie coerenti per l’attuazione dei piani di studio previsti a livello nazionale, sia dell’autonomia e della responsabilità delle singole istituzioni scolastiche. Tali ragioni impediscono il trasferimento della dipendenza funzionale e gerarchica del dirigente dallo Stato alle Regioni; né è parimenti ipotizzabile, per motivi analoghi di dipendenza funzionale e gerarchica, una diversa collocazione per il personale docente e Ata”.
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