Home Didattica Il latino alla secondaria di primo grado? Tanto rumore per nulla

Il latino alla secondaria di primo grado? Tanto rumore per nulla

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Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare presentata dai senatori di Forza Italia con cui si chiedeva la reintroduzione dell’insegnamento del latino nella ex scuola media, il quale “a partire dall’anno scolastico 1977/1978 è stato abolito con legge n. 348 del 1977″, il ministro Bianchi ha risposto che “un’eventuale reintroduzione di tale disciplina richiederebbe un intervento normativo di tipo regolamentare che vada ad incidere sull’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola secondaria di primo grado con una rimodulazione dell’intero piano di studi e dei relativi quadri orari”.

In ogni caso, ha continuato “è importante considerare che i collegi dei docenti possono, nell’ambito delle prerogative concesse dal ‘Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche’, attivare insegnamenti e potenziare discipline, nel limite massimo del 20 per cento dell’orario delle lezioni. Alla luce di tale quadro di riferimento, si può ritenere, pertanto, che il piano triennale dell’offerta formativa delle scuole secondarie di primo grado possa prevedere, se opportunamente deliberato, anche l’insegnamento del latino”.

Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. 

Primo, in riferimento alla interpellanza stessa, che serve a dimostrare come molti deputati della nostra Repubblica non conoscano il quadro normativo che regola la gestione dell’autonomia scolastica; e secondo, la risposta del ministro che ha replicato con un’altra banalità e senza andare a fondo del problema, visto che non solo il latino ma qualunque altra disciplina, di interesse territoriale e locale, soprattutto, o anche per favorire le minoranze, è possibile insegnare nel limite massimo del 20% dell’orario delle lezioni. E questo anche per non pagare altro personale. 

Una operazione simile è stata fatta con la reintroduzione dell’Educazione civica a danno della Storia, mentre della Geografia si stanno perdendo le tracce. 

Dunque, una risposta non risposta del ministro e una interrogazione non interrogazione dei deputati di Fi che non hanno saputo, né voluto (?) replicare. 

La scelta dell’insegnamento del latino, con tutte le sue implicazioni didattiche, come interroganti e interrogato specificano, concordando, amerebbe una decisione precisa, anche con lo stravolgimento del quadro orario e dunque innescando una piccola rivoluzione sull’ordinamento complessivo della ex scuola media la quale, come ormai da più parti viene ribadito, è l’anello debole della nostra catena di istruzione.   

Dunque si dovrebbe trattare di una reintroduzione che riguarderebbe l’intera politica scolastica nazionale, non già un “argomento”, perché di questo si tratta, che  ciascuna scuola può a facoltà inserire o meno. 

E allora, tanto rumore sul latino per che cosa?