Didattica

Il latino lingua morta anche a scuola: “fatelo studiare alle medie, non può estinguersi!”, appello alla ‘Tecnica della Scuola’

Lo studio del latino migliora i ragionamenti e sviluppa la logica. In poche parole “apre la mente”. Però la scuola sembra sempre più trascurarlo, tanto che nelle superiori solo quattro studenti su dieci lo studiano: sono gli iscritti al liceo Scientifico (quasi il 27%, ma escludendo il 10% abbondante che optano per il corso in Scienze applicate che non lo propone), al Classico, al Linguistico e al liceo di Scienze Umane ed Europeo internazionale. Nella secondaria di primo grado, dove una volta era presente tra le materie curricolari, invece, sono poche le scuole che lo introducono stabilmente nelle lezioni.

“Eppure la Legge n. 275 dell’8 marzo 1999 offrirebbe ai docenti della scuola media la possibilità di potenziare un argomento all’interno della normale didattica scolastica: quale disciplina sarebbe più utile del latino per preparare gli alunni alla scuola superiore che porta all’età adulta?”: chiederlo alla ‘Tecnica della Scuola’ è Romano Nicolini, 84 anni, ex docente del liceo classico “ Giulio Cesare” di Rimini e da decenni fautore della lingua eterna.

Nicolini, autore di un breve testo di approccio alla lingua per spiegare le basi del latino ai ragazzi che frequentano la scuola media, ha ricordato che pure l’ex ministro Patrizio Bianchi durante il suo mandato a Viale Trastevere aveva detto che la riforma delle scuole medie avrebbe dovuto contenere anche il potenziamento del latino. Salvo ammettere, con amarezza, che a distanza di oltre due anni “l’applicazione di quella legge è stata del tutto disattesa”.

Gli fa eco Gianfranco Allotta, torinese, 78 anni, ex studente del liceo classico D’Azeglio di Torino: “vista l’età che – dice Allotta – vorremmo esprimere un desiderio che ci sta a cuore: la salvezza della lingua latina. Prima di tutto perchè la conoscenza delle basi della lingua latina è cultura e l’Italia è la capitale della cultura”.

“Ma anche perché – continua Allotta – i ragazzi delle scuole medie una volta appurato che lo studio del latino è molto più facile e simpatico di quanto pensavano, saranno certamente incentivati ad iscriversi di più al liceo Classico o comunque a bene affrontare il latino se andranno alo Scientifico”.

“Invitiamo caldamente i docenti delle scuole medie – concludono Nicolini e Allotta – ad approfittare di quello che la legge mette loro a disposizione. E il Governo a produrre una nuova norma che renda ancora più forte la presenza del latino in tutte le scuole medie, per farlo diventare propedeutico per tutti in vista delle superiori. La scuola produrrebbe in questo modo senza dubbio un salto di qualità”.

All’inizio della scorsa estate, Romano Nicolini aveva avuto conferme dall’amministrazione che nell’ambito della loro autonomia di programmazione le scuole secondarie di primo grado hanno piena facoltà di realizzare le lezioni di latino durante l’anno scolastico: Michele Zarrillo, segretario del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, ha ribadito, disse nell’occasione l’ex insegnante, che “il Collegio dei docenti di una scuola media può potenziare un argomento disciplinare per tutta la classe, come il latino, a condizione che l’integrazione non superi il 20 per cento del monte ore totale”.

“Ci siamo incontrati al dicastero di Viale Trastevere, a Roma, e il dottor Zarrillo ci ha confermato la validità della Legge n. 275 pubblicata l’8 marzo del 1999”, disse Nicolini. Per poi sottolineare che anche l’ex ministro Patrizio Bianchi, sollecitato sull’argomento, confermò a sua volta che se una scuola vuole può insegnare ai suoi alunni le basi della grammatica latina.

Nell’occasione Nicolini ricordò anche che il latino è studiato di prassi in Inghilterra dai ragazzi dagli 11 ai 16 anni: dal 2014 nel sistema britannico le lezioni di lingua straniera sono obbligatorie nelle scuole primarie dall’età di sette anni e possono includere una lingua antica. Inoltre, le scuole devono insegnare agli alunni con almeno 11 anni una lingua straniera moderna.

“È del tutto impensabile che qualcuno ancora oggi neghi come la conoscenza delle basi del latino non rappresenti un’elevazione della cultura della persona”, concluse Nicolini.

Meno di un anno fa, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a proposito della presenza a scuola delle tecnologie e del latino disse: “Noi abbiamo raccolto la sfida del Pnrr per investire sulle materie Stem, che sono fondamentali. Le linee guida sono state approvate e rovesciano l’impostazione. L’idea è quella di partire dalla realtà e arrivare all’astrazione per consentire al ragazzo di appassionarsi”.

“Credo che la lingua latina – ha sottolineato il numero uno del Mim – possa servire proprio per quell’impostazione rigorosa verso la logica. Ritengo che lo studio della grammatica latina sia da conservare. La civiltà greco-romana è il pilastro della civiltà occidentale. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato. Non dobbiamo contrapporre intelligenza artificiale e scienze umanistiche”.

In effetti, anche secondo molti pedagogisti ed esperti di formazione giovanile la conoscenza della lingua latina permette di apprezzare maggiormente molti aspetti della realtà: lo studio di una lingua antica e morta, inoltre, insegna a ragionare e sviluppa la logica.

Il latino, inoltre, permette di cogliere al meglio ciò che accomuna l’uomo di oggi all’uomo antico e, nel contempo, introduce alla comprensione del cambiamento avvenuto nei secoli.

Infine, la lettura delle grandi opere della letteratura latina permette di incontrare i grandi del passato, di confrontarci con loro, di scoprire il loro pensiero e le loro azioni.

Alessandro Giuliani

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