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Il lato oscuro della cattedra: lo stress dei docenti, un pericolo sottovalutato

Essere insegnanti è un mestiere che richiede passione, dedizione e una capacità costante di aggiornamento, ma dietro la facciata idealizzata si cela una realtà ben più complessa: lo stress lavorativo cronico. Una condizione che, secondo studi sempre più numerosi, ha impatti profondi non solo sulla salute dei docenti, ma anche sulla qualità dell’istruzione.
Il termine scientifico per lo stress lavorativo che colpisce i docenti è burnout, una sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
Uno studio pionieristico condotto nel 2014 dall’Università di Nottingham e dall’Università di Cardiff ha evidenziato che gli insegnanti mostrano livelli di stress paragonabili a quelli di professioni ritenute altamente stressanti, come medici e vigili del fuoco. Secondo la ricerca, il 35% dei docenti soffre di sintomi riconducibili al burnout, con un’incidenza particolarmente alta tra gli insegnanti delle scuole secondarie.
La pressione continua di valutazioni, riforme scolastiche, esigenze burocratiche e classi sovraffollate sono solo alcuni dei fattori che alimentano questa condizione. Ma il peso più gravoso, spesso trascurato, è l’elemento emotivo: l’investimento psicologico nella crescita e nel benessere degli studenti. In questo senso, uno studio internazionale del 2021 pubblicato sul Journal of Educational Psychology ha rilevato che gli insegnanti tendono a sperimentare livelli più alti di stress in contesti scolastici caratterizzati da una scarsa cooperazione con colleghi e genitori, oltre che da un supporto istituzionale inadeguato.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo stress lavoro-correlato è oggi una delle maggiori sfide per la salute pubblica, e i docenti sono tra i lavoratori più vulnerabili. La pandemia di Covid-19 ha poi esacerbato la situazione. Ricercatori dell’Università di Houston hanno condotto nel 2022 uno studio su larga scala, mostrando come l’insegnamento a distanza abbia ulteriormente aggravato i livelli di ansia e frustrazione, soprattutto tra chi non si sentiva adeguatamente formato o supportato.
Nel panorama italiano, un’indagine del 2020 condotta dalla Fondazione Agnelli ha rivelato dati allarmanti: oltre il 40% degli insegnanti segnala sintomi di esaurimento emotivo, con una prevalenza tra le donne, che rappresentano la maggior parte del corpo docente. Tuttavia, le iniziative per affrontare la questione rimangono frammentate e spesso inefficaci.

Da un’analisi della letteratura esistente, emerge che i maggiori fattori di stress nella professione dell’insegnante sono:
 la difficoltà di relazione con gli alunni, soprattutto qualora siano presenti difficoltà comportamentali, il mancato rispetto delle consegne, l’aggressività fisica e verbale, ma anche il sapere di maltrattamenti o situazioni di disagio che questi alunni vivono a casa verso i quali gli insegnanti si percepiscono come impotenti;
 la sensazione di pressione per la mancanza di tempo per programmare, rispettare le consegne, rispondere a richieste amministrative;
 difficoltà nelle relazioni con i colleghi, per mancanza di collaborazione, fiducia o l’innescarsi di dinamiche competitive;
 la sensazione di sentirsi inadeguati sia rispetto alla propria preparazione sia per il fatto che si debba insegnare fuori dalle proprie aree di competenza.

E ancora la fatica di personalizzare l’intervento per classi con un numero spropositato di alunni, di cui tantissimi con PEI e PDP. Per cercare di arginare il fenomeno, il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) prevede alcune misure specifiche che limitano il fattore stress, tra queste spicca il diritto alla disconnessione, una norma fondamentale che mira a proteggere il personale scolastico dall’invasività delle comunicazioni scolastiche. I docenti, come previsto dal CCNL, devono poter godere del loro tempo libero senza essere raggiunti da email, messaggi o richieste di lavoro che prolungano ulteriormente la loro giornata lavorativa. Il diritto alla disconnessione, rappresenta un primo passo per garantire un equilibrio tra vita lavorativa e personale. Tuttavia, molti esperti sostengono che non sia sufficiente, serve un piano di tutela della salute mentale dei docenti, un pilastro fondamentale della nostra società spesso sottovalutati e sottopagati.

Vittorio Amorelli ì

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