L’aumento della disoccupazione non è soltanto un problema di “quantità”, ma anche di “qualità”. Infatti, il 26% degli oltre quattro milioni e mezzo di possibili contratti si è volatilizzato perché sul mercato non sono stati trovati i candidati con i requisiti giusti.
Ci sono professioni -si legge sul Sole 24 Ore- particolarmente richieste come insegnanti di lingue, analisti e progettisti di “software”, specialisti di saldature elettriche, elettrotecnici, agenti assicurativi che, in sei casi su dieci, restano nel libro dei sogni non per mancanza di domanda ma perché non si trovano giovani o meno giovani che hanno il “know how” giusto per occupare quei posti.
In tempi di crisi, è assurdo dilapidare un simile patrimonio di opportunità sprecate per mancanza dei requisiti giusti: oltre quattro milioni di posti lavoro “bruciati”.
Ma la domanda che il quotidiano economico pone è per lo più sempre la stessa: cosa fa la scuola per orientare meglio le nuove leve assecondando le esigenze del mercato del lavoro? Come si muove il governo gialloverde per interpretare nel modo giusto questi “numeri”? Qui si tratta solo di orientare meglio i giovani a seconda delle varie esigenze.
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