Sembrerebbe un gioco mediatico di facile attuazione, perché sicuri della mancata reazione di una categoria abituata alle vessazioni, non ultima quella dei recenti concorsi. Sintetizziamo il contendere: un preside chiede agli insegnanti di restituire alla scuola quindici giorni liberi ma pagati, perché dal primo luglio al 30 agosto, tolte le ferie, i sabati e le domeniche, tanti ne restano.
Una controproposta sindacale si basa sul fatto che ogni docente potrebbe “restituirli” mettendo a disposizione due ore alla settimana, nel periodo dell’ attività scolastica. L’obiettivo è quello che le ore restituite potrebbero essere utilizzate per coprire supplenze, tempo mensa e compresenze.
Voglio far notare che molti insegnanti lavorano ben oltre il primo luglio, perché commissari o presidenti nelle commissioni degli esami di Stato e/o perché partecipano ai corsi di recupero dei debiti disciplinari organizzati dalle scuole, e che rientrano dalle ferie ben prima del 30 agosto, per definire i suddetti debiti disciplinari dei propri studenti. Questo ritornello che chi dirige deve forzatamente dimostrare efficienza, senza che si abbiano precisi riscontri sui loro risultati positivi, sta creando notevoli danni nelle attività scolastiche, demotivando e scoraggiando le possibili iniziative didattiche di molti insegnanti. I presidi dovrebbero preoccuparsi di creare le migliori condizioni, affinché nella scuola regni il più possibile l’armonia e la solidarietà, consentendo a tutte le sue professionalità di dare il meglio di se (forse così si può dare un contributo fattivo al Salva Italia).
Ma come si vede, capita spesso il contrario, con danni irreversibili agli alunni e ai docenti, che nella maggior parte dei casi subiscono in silenzio. I migliori insegnanti che conosco e con cui ho collaborato in attività progettuali di successo, preparano con cura ogni loro lezione, anche se conoscono perfettamente il programma e i materiali utili ad un’efficace azione didattica.
Questi docenti identificano i diversi momenti della loro lezione, prevedono cosa succederà, quali problemi nell’apprendimento potrebbero esserci, pianificando come motivare gli studenti nel modo giusto ed in ogni fase didattica.
Spesso a tutte queste attività, svolte con abnegazione professionale, non viene richiesta una contropartita in ore lavorative svolte, forse perché questi docenti nel farle con passione, addirittura ci si divertono.
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