Il liceo classico non ha alcuna colpa: è assolto, perché “il fatto non sussiste” però ha bisogno di essere riformato. È questa la sentenza con cui si è concluso a Torino il processo al liceo più antico d’Italia, promosso dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo al Teatro Carignano di Torino. Secondo i componenti della Corte, collocati in un contesto simile alla rappresentazione teatrale, il liceo classico non produce inefficienze. È solo necessario cambiarne i contenuti, a favore di “una cultura integrata che prima dell’Università consenta agli studenti un ampliamento dei propri orizzonti di conoscenza”.
La Corte presieduta dal procuratore capo di Torino Armando Spataro ha dunque sollecitato una riforma del liceo classico troppo a lungo rinviata e ha ammonito chi studia al liceo classico: non deve avere atteggiamenti di superiorità.
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Per quanto riguarda la riforma, la Corte manda gli atti al Pm “perché promuova indagini preliminari in ordine a eventuali responsabilità per mancata o distorta opera riformatrice della scuola italiana”.
“Spetta al Pubblico Ministero – si legge nel dispositivo – indagare su eventuali comportamenti omissivi di chi, avendo responsabilità di governo, non ha attuato la riforma, venendo anche meno al dovere di fornire alla scuola risorse personali e strutturali assolutamente necessarie per il suo funzionamento”.
Il problema è che la riforma, anche se incompleta, c’è stata. E quest’anno entrerà a regime con la prima maturità classica dei programmi Gelmini. Attuarne subito un’altra sarebbe forse affrettato. Ma visto che siamo in Italia, non si sa mai.