La domanda questa volta è stata fatta alle aziende per capire, in tempi di alternanza scuola –lavoro, quale sia la scuola loro più funzionale. In pratica è stato chiesto quale forma di istruzione sia più idonea alla aziende per crescere e funzionare meglio.
La domanda fra l’altro nasceva dalle considerazione che per il 47% delle aziende italiane i giovani non hanno le competenze generali e il senso pratico che per lo più incide sul business delle stesse imprese. Ma si voleva pure capire quale fosse il tipo di istruzione più confacente alle esigenze delle ditte italiane.
Da qui è partita la ricerca dell’Istituto Marcelline Tommaseo che ha intervistato una dozzina di manager di importanti e note aziende italiane e internazionali.
E il risultato è quantomeno sorprendente: la scuola che più di tutte può colmare questo gap, dicono gli interpellati, è il liceo classico, nonostante la profonda crisi che sta vivendo. Ciò che è necessario è soprattutto un processo di ammodernamento di questo liceo, a partire dalla riduzione delle ore dedicate alle lingue classiche in favore di lingue più vive e attuali.
E tuttavia il liceo classico stenta a riprendersi le sue posizioni: “Dopo una leggera ripresa delle iscrizioni nei primi anni 2000, con oltre il 10% del totale degli iscritti alle secondarie di secondo grado (ma negli anni ’50 rappresentava il 30%), negli ultimi 5 anni –spiegano all’Istituto Marcelline Tommaseo- il trend si è di nuovo invertito”.
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Insomma, si sottolinea, “la formazione classica dà strumenti che non offrono soluzioni, ma allenano la mente a trovare soluzioni adeguate”.
Con questa prospettiva, l’Istituto Marcelline Tommaseo ha inaugurato una nuova progettazione che pone l’accento sulla capacità e l’efficacia della comunicazione e dà agli studenti la possibilità di sperimentare a tutto tondo l’uso della parola nella realtà contemporanea.
“È stata introdotta la disciplina Linguaggi e Comunicazione, che prevede laboratori pratici di retorica, teatro, prossemica e comunicazione digitale. Non più una turris eburnea, ma un incontro di saperi aperto alla contaminazione”, spiegano dall’Istituto. Una scuola nuova che parta dall’antico e conduca per mano al presente e fornisca una chiave di lettura per il futuro.
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