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Il liceo classico è passato di moda? Risponde una prof: “Va bene il greco, ma ci vogliono più passione e modernità”

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Sono stati pubblicati i dati delle iscrizioni per il nuovo anno scolastico e il liceo classico ha riscontrato un netto calo rispetto agli anni precedenti. Nonostante qualche docente provi a rendere lo studio del latino e del greco più attuale (ricordiamo il caso di una classe che ha tradotto la sigla di Mare Fuori in latino o un’altra che si è occupata di tradurre le canzoni di Sanremo), le lingue morte oggi non attraggono più gli studenti. Perché?

A dire la sua su Repubblica è la docente in pensione Magda Indiveri, che ha insegnato per 39 anni italiano e latino alle scuole superiori. La docente ha affermato: “Vedo anch’io che sta riscuotendo meno successo, in tanti si rivolgono allo scientifico. Il liceo classico è stato il primo istituito e uno dei problemi che ha sempre avuto è stato il poco spazio alle lingue moderne. A lungo si sono studiate solo al ginnasio ed è chiaro che non va bene. Lo scientifico è più onnicomprensivo: si studiano comunque latino, storia, italiano e filosofia ma anche scienze, matematica e fisica, oltre alla lingua straniera”.

E continua: “Credo che la vera battaglia vada combattuta più sulla cultura umanistica, che si può acquisire in tutte le scuole e non è solo appannaggio di chi ha studiato il greco. Ad esempio, affiancando autori classici ad autori moderni. In Esabac, lo scientifico francese del Galvani, seguivamo la filiera Catullo-Petrarca-Prevert, ad esempio, usando il metodo comparativo. Il nodo è offrire a tutti i ragazzi anni di studio sereni e appassionanti. Tutte le materie potenzialmente aprono al sapere e alla costruzione della propria identità”.

Ritornerà l’amore per il classico? Ecco cosa pensa la docente: “In questi giorni mi ha scritto una mia ex alunna dell’Esabac, perché si era iscritta a Lettere classiche, pur senza avere studiato greco, volendo diventare archeologa. Studia da sola e gli esami sono andati bene. Dietro il mito del classico talvolta ancora si fa sentire il pregiudizio che lo vedeva per eccellenza scuola della borghesia, di coloro che avevano una bella biblioteca di greci e latini in casa. Sarebbe ora di lasciarlo cadere. Mi concentrerei più su una scuola che sappia suscitare passioni, interessi, in cui si impari a lavorare in comunità, che sappia essere multidisciplinare: mi pare la vera chiave di volta oggi. Ben venga il greco, senza perdere di vista il resto. Poi chissà si va ad ondate, magari il prossimo anno parleremo del boom del classico”.