Il Sud, o meglio il meridionalismo piagnone, si oppone strenuamente all’innovazione scolastica con la sua regionalizzazione.
Anni fa a Campobasso rilessi il libro di Carlo Maranelli “La Questione Meridionale”, che distingueva i meridionalisti piagnoni da quelli del fare. Rilessi anche Ignazio Silone, che scriveva di innovazione vedendovi pure la distruzione di valori, mentre vedeva anche la conservazione come conservare la miseria. Entrambi erano meridionalisti del Mezzogiorno nostrano e di cultura innovativa e non piagnona. Pare che molti docenti, ed ancora di più di presidenze scolastiche, siano per lo stato quo senza cambiare il sistema d’istruzione pubblico ed uniformante-apparentemente- tutto il territorio nazionale. Da tempo si parla di differenziare lo stipendio dei docenti, come differenziato è lo stipendio dei laureati in azienda, in ospedale, in banca, nell’industria, ecc..
Intanto i conservatori, con Riosum fanno partire, dal Sud, una iniziativa “per controbilanciare una voluta diseguaglianza di future competenze a vantaggio delle regioni settentrionali”. Nella scuola, invece, è giunto il tempo anche di cominciare a far scegliere all’utenza il Docente e non accettare quello che passa lo Stato padronale. Ma i conservatori di fatto si oppongono su posizioni di mera conservazione dell’esistente statalismo nell’istruzione, che pone l’Italia a posti terminali nella graduatoria Ocse come le università, mai ai primi posti come quelle canadesi, statunitensi e inglesi.
Ma leggiamo ancora una volta i conservatori scolastici:”Se sono vere le cose che si fanno circolare sulla regionalizzazione dell’istruzione, dei contratti collettivi di lavoro, della mobilità, dei concorsi, dei ruoli e degli stipendi del personale con conseguente negazione dell’universalità del diritto all’istruzione, la parola non può che passare alla mobilitazione e ad ogni forma democratica di lotta per fermare questa deriva autoritaria, negatrice dei diritti della persona e disgregatrice dell’unità nazionale. I diritti dello stato sociale, sanciti nella Costituzione in materia di sanità, istruzione, lavoro, ambiente, salute, assistenza, vanno garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale”.
Uno dei problemi meno facili da risolvere era il decentramento regionale legato al settore terziario dell’istruzione, Zaia, forse male consigliato, si limita a chiedere solo la regionalizzazione dei Dirigenti Scolastici e, a scelta, quella del docenti di ruolo. Ma così non pare la via migliore da seguire per una moderna riforma dell’istruzione nel Veneto. Leggiamo cosa afferma il Ministro in merito alla polemica campana e meridionale, Bussetti: “Parole sui docenti del Sud? Non ho nulla di cui scusarmi. È stato un equivoco. “Non esiste una scuola del Sud o del Nord. Quando parlavo di impegno maggiore, nel corso di una mia recente visita, non mi riferivo a coloro che lavorano nella scuola del meridione. Durante la mia esperienza nella scuola, anche come dirigente scolastico, ho potuto apprezzare le doti e le capacità del personale meridionale. Non ho nulla di cui scusarmi per quello che per me è stato un equivoco”.
Lo ha detto il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso della Camera dei Deputati. Dal mio punto di vista l’attuale Ministro del Miur mi appare debole e non forte nel sostenere la regionalizzazione scolastica. Egli nel rispondere alle interrogazioni parlamentare mentre difende una scuola uguale, inesistente su tutto il territorio nazionale, sembra che abbia scoperto i docenti meridionali al nord quando è stato dirigente scolastico, ma allora legge poco libri ed altro per conoscere il Sud meglio.
A parte la provocazione credo che il Ministro Busetti, avesse bene in mente in quale ambiente sociale e scolastico parlava nel napoletano e senza retorica da meridionalista piagnone. Successivamente però ha fatto marcia indietro aggrappandosi al potere gialloverde governativo? Le risposte del ministro a ben tre interrogazioni parlamentari sono in sintesi:“Ribadisco quanto dichiarato proprio in occasione di una recente visita ad alcuni istituti scolastici di Afragola e Caivano, ovvero che non esiste una scuola del sud e una scuola del nord: la scuola è una sola in tutto il Paese. In circa nove mesi di mandato governativo ho conseguito, penso, già diversi risultati. Quando mi sono insediato ho trovato circa 7 miliardi di euro già stanziati che erano bloccati e inutilizzati da tempo.
Poi aggiunge ad un’altra interrogazione:”Sono intervenuto immediatamente sulle situazioni di maggiore criticità, autorizzando le verifiche di vulnerabilità sismica: 105 milioni per interventi su 1.555 edifici scolastici delle zone a rischio 1 e 2; circa 1 miliardo e 58 milioni di euro per 1.735 interventi che gli enti locali stanno già effettuando. Stiamo lavorando al nuovo Piano 2019 della programmazione triennale, un piano che avrà anch’esso come priorità l’adeguamento sismico e che può contare su uno stanziamento complessivo di 1,2 miliardi di euro. Ovviamente ho sempre garantito in questi mesi il ripristino dell’agibilità delle scuole colpite da eventi sismici e calamitosi, finanziando il ripristino di ben 126 istituzioni scolastiche in Molise, Sicilia, Veneto e Liguria.
Se a queste risorse aggiungiamo i 177 milioni di economie del mutuo BEI 2015, i cui interventi sono stati in questi giorni autorizzati e pubblicati sul sito del MIUR, i 320 milioni per l’adeguamento sismico di edifici di proprietà delle province e città metropolitane, i 50 milioni per la messa in sicurezza delle palestre e strutture sportive, anche questi già stanziati, i 50 milioni dell’imminente bando relativo alla progettazione di interventi di edilizia scolastica, i 300 milioni per le scuole innovative e i 150 milioni per i poli di infanzia, raggiungiamo la cifra di 5,3 miliardi, che in nove mesi di Governo abbiamo restituito interamente agli enti locali.
Sono fermamente convinto che, pur partendo da una situazione complessa, siamo sulla buona strada, e che grazie all’impegno di tutti gli attori istituzionali potremmo realizzare l’obiettivo di avere scuole più sicure, nell’interesse dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico”. Nulla di diverso dagli altri governi comunque sia nella difesa d’ufficio che nelle riforme scolastiche. Certo che la regionalizzazione della scuola appare ancora lontana anni luce se la Lega è così morbida come il suo Ministro Busetti. Il governatore del Veneto, Zaia, e la Ministra, Stefani, hanno trovato colleghi politici lombardi e leghisti che non remano certo a favore.
A me pare che remino più contro la regionalizzazione richiesta da tutti i partiti settentrionali, anche dal Pd! Le 23 materie, scuola compresa, come previsto dalla Costituzione vanno regionalizzate per noi del Partito Pensionati del Veneto, viceversa si è per lo stato quo con la nascita di una sorta di settentrionalismo piagnone cioè attribuire al Sud la colpa di non poter innovare e regionalizzare la scuola.
Giuseppe Pace
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