In realtà il testo ufficiale dell’articolo dello Statuto approvato dalla provincia è un po’ meno rigido in quanto prevede che il divieto cade in caso di accordo tra alunni e docenti, ma, come era facilmente prevedibile, sta già registrando polemiche e prese di posizione.
Contentissimi della novità sono gli studenti, mentre i genitori (o almeno le loro associazioni) non la pensano allo stesso modo. Il CGD (Coordinamento dei genitori democratici), per esempio, ha espresso forti perplessità. La responsabile del CGD Angela Nava sostiene infatti che ”il rapporto didattico tra alunno e docente non può assolutamente essere oggetto di normativa."
"In questo modo – incalza Nava – si dà per scontato che quello valutativo non è un momento costruttivo, una relazione tra docente e alunno, ma al contrario si connota negativamente assegnando quasi una funzione di aguzzino all’insegnante”.
Da parte sua, l’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) considera la novità introdotta a Bolzano il frutto di ”una anomalia tutta italiana di voler normare e regolamentare tutta l’esistenza e la vita della scuola”.
Definire rigidamente per legge (o almeno per regolamento) il rapporto didattico o addirittura il come e il quando si può interrogare è insomma considerato da più parti eccessivo e forse persino inopportuno.
Senza considerare che si potrebbe persino parlare – come fa appunto l’Agesc – di lesione del principio della libertà di insegnamento.