Come di consueto in questi giorni alcuni giornali fanno una richiesta davvero simpatica; chiedono ai genitori o agli studenti stessi di fotografare un momento del loro primo giorno di scuola.
Iniziativa lodevole soprattutto per coloro che si apprestano per la prima volta ad entrare nel mondo della scuola.
Purtroppo, anche quest’anno com’è oramai consuetudine l’ingresso a scuola per parecchi studenti italiani, ma anche per i loro genitori, è stato catastrofico.
Parlo dei disagi inverosimili segnalati in numerosi paesi riguardo alla circolazione dei mezzi che effettuano il servizio di trasporto.
Non certo un primo giorno da ricordare per numerosi ragazzi delle scuole superiori pigiati su questi autobus come sardine, in disprezzo di qualsiasi legge del codice della strada sul numero di passeggeri e di qualsiasi precauzione anti Covid.
Tra coloro che usano un autobus per recarsi a scuola c’è anche mio nipote neo studente in una scuola superiore a dieci chilometri dal paese dove abitiamo.
Il primo giorno di scuola è stato lasciato a terra alla fermata del pullman che aveva oltretutto un notevole ritardo perché il mezzo era strapieno e l’autista non ha potuto raccoglierlo.
Mio nipote fortunatamente ha una nonna (la sottoscritta) che l’ha accompagnato a scuola dove è comunque arrivato in ritardo dato il traffico che si incontra a quell’ora per le strade.
Penso ai quei genitori che hanno dovuto perdere il giorno di lavoro o arrivare in ritardo per accompagnare il proprio figlio a scuola.
Penso che tra tutti i problemi che gravano sugli Istituti scolastici italiani questo sia uno da non sottovalutare, perché il ritardo dei mezzi di trasporto dei ragazzi crea ritardo anche allo svolgimento regolare della prima ora di lezione.
I genitori pagano (e non poco) un servizio che non viene effettuato regolarmente.
Senza farne un’immagine da libro Cuore, quale foto avrebbe dovuto inviare mio nipote ai giornali? Quella di lui sotto la pensilina che aspetta un pullman che non arriva?
Mirella Rigamonti
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