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Il maestro Alberto Manzi a dieci anni dalla morte

Il convegno, che si svolgerà giovedì 1° marzo, al Palazzo Sanvitale di Parma, vuole essere un omaggio, nel decennale della morte, al maestro di scuola divenuto famoso quale conduttore del programma televisivo Non è mai troppo tardi, realizzato dalla Rai fra il 1960 ed il 1968, per lottare l’analfabetismo strumentale di cui era vittima la stragrande maggioranza degli italiani.
La trasmissione, come è noto, ancora oggi rappresenta uno dei simboli della vocazione pedagogica ed educativa della televisione italiana degli albori, oltre che, come è stato recentemente ricordato, una tipologia televisiva, ormai non più praticata, dell’intrattenimento didattico.
Dopo la felice trasmissione, Alberto Manzi (nella foto) non interruppe la collaborazione con la Rai che continuò con tanti altri programmi radiofonici e televisivi, sempre di argomento scolastico ed educativo, fino all’ultimo, del 1992, Insieme, un programma di insegnamento della lingua italiana agli extracomunitari.
Pur collaborando per anni attivamente alla realizzazione di programmi televisivi e radiofonici, Alberto Manzi non abbandonò mai la scuola attiva, nella quale rimase fino al 1985 quando andò in pensione, che sempre vide come un laboratorio per sperimentare nuove vie di miglioramento della didattica.
Nel 1981, come si ricorderà, attenne la grave sanzione disciplinare della sospensione dello stipendio per essersi rifiutato di compilare i giudizi analitici delle schede di valutazione degli alunni.
La sua azione di alfabetizzazione varcò le soglie dell’Italia. Periodicamente, infatti, si è recato in America Latina per svolgere azione di alfabetizzazione in favore di quelle popolazioni.
Fu, fra l’altro, affermato scrittore per l’infanzia. Tra i suoi libri più famosi uno del 1955, Orzowei, ridotto pure in un fortunato sceneggiato per la televisione dei ragazzi.
Insignito di significativi premi nazionali ed internazionali, Alberto Manzi è entrato a pieno titolo nella storia della pedagogia contemporanea ed il suo nome figura a fianco a quelli di Mario Lodi, di Don Lorenzo Milani, di Albino Bernardini e di tanti altri che, animati dal desiderio di riformare la scuola, hanno scelto come campo del rinnovamento della didattica l’educazione alla comunicazione.
Le relazioni dell’importante convegno sono state affidate a pedagogisti del calibro di Roberto Farnè, Pino Boero, Maria Mussi Bollini, Giovanni Caviezel, Rosaria Sardo, Giovanni Caviezel, e dei giornalisti Giovanna Zucconi e Renato Parancandolo che parleranno sui temi: “Buona maestra televisione: Alberto Manzi e la Tv pedagogica”, “Alberto Manzi, Mario Lodi e Don Milani: la scrittura dell’attenzione”, “Fare Tv oggi: l’esempio di Manzi e le nuove esigenze del pubblico”, “Scritture per ragazzi e Tv: una convivenza possibile”, “Didattica dell’italiano e media: dal maestro Manzi a oggi”, “L’eredità del maestro Manzi nei nuovi media”, “Didattica dell’italiano e televisione: dal maestro Manzi al professor Punto”, “Televisione e processi di italianizzazione: da ‘Non è mai troppo tardi’ al talk show, dalla Tv modello di lingua alla Tv specchio”, “Per una didattica dell’italiano tra comicità e gramaticalità: analisi e strategie ludico didattiche”.
Giuseppe Guzzo

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