L’introduzione del merito – nella denominazione del Ministero- a fianco dell’Istruzione è oggetto di animate discussioni tra gli “addetti ai lavori” e sui social.
Onestamente, chi dovrebbe fare per primo un esame di coscienza sul punto non sono certo gli insegnanti, ma in primo luogo l’Amministrazione.
Ne sanno qualcosa i docenti che al termine di ogni anno scolastico subiscono le pressioni del Dirigente Scolastico di turno per far alzare questo o quel voto e consentire all’alunno di essere promosso anche senza merito, ma solo per non avere problemi con i genitori.
Ne sanno qualcosa i docenti precari ai quali sono stati somministrati quesiti farlocchi nelle prove predisposte dal Ministero in occasione degli ultimi concorsi.
Ancora più imbarazzante è quello che si verifica con l’assegnazione delle supplenze.
Emblematico è il caso dell’assegnazione delle supplenze relative ai posti di sostegno.
L’algoritmo assegna la supplenza al riservista indipendentemente dal fatto che sia o meno in possesso di titolo di specializzazione, con ciò violando numerose disposizioni di legge:
1) art. 8, comma 1, lett. d), l.n.104/1992 che prevede interventi che rendano effettivo il diritto allo studio del disabile, mediante utilizzo di personale appositamente qualificato;
2) art.13, comma 3, l.n.104/1992, secondo cui ai fini dell’integrazione scolastica “nelle scuole di ogni ordine e grado, sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati”;
3) Art. 14, comma 6 l.n.104/1992, che stabilisce che “L’utilizzazione in posti di sostegno di docenti privi dei prescritti titoli di specializzazione è consentita unicamente qualora manchino docenti di ruolo o non di ruolo specializzati”.
Come si vede, l’algoritmo ministeriale non solo non rispetta il criterio del merito, ma attribuisce le supplenze, persino violando la legge che tutela il diritto all’istruzione e all’inserimento del minore disabile.
Non è solo per le cattedre di sostegno che il merito declinato dall’algoritmo sembra fare acqua da tutte le parti.
Per le altre cattedre, l’assegnazione delle supplenze avviene in base “al proprio turno di nomina”, dunque non sulla base del quadro esaustivo delle disponibilità, ma sulla base dei posti che in quel “turno” l’Amministrazione ha deciso di assegnare.
Per di più, l’assegnazione avviene “al buio”, vale a dire senza che al docente interessato siano stati preventivamente indicate le cattedre disponibili in quel “turno”, consentendogli di fare una scelta ponderata.
Inoltre, il docente che – non sapendo quali sedi fossero disponibili in quel turno- non avesse indicato “quelle sedi”, viene considerato “rinunciatario”e saltato dall’algoritmo per i successivi turni di nomina “per l’intero “anno scolastico di riferimento”.
Oltre il danno, la beffa.
Appare evidente che l’assegnazione delle supplenze come viene attualmente disposta non consente il rispetto del criterio meritocratico, in quanto come si è visto spesso le supplenze vengono attribuite a docenti sprovvisti di titolo, pur in presenza di docenti specializzati, oppure a docenti collocati in posizione deteriore, solo perché i docenti con maggior punteggio non hanno avuto la ventura di “pescare” al proprio “turno di nomina” la cattedra disponibile.
Il Ministero – che ha voluto aggiungere il “merito” alla propria denominazione-, dovrà seriamente riconsiderare le procedure di assegnazione delle supplenze, operando nel rispetto delle leggi dello Stato, possibilmente tornando alle “convocazioni in presenza”, certamente più rispettose dei principi di trasparenza e delle posizioni in graduatoria.
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