Presso l’auditorium della Cisl, in via Rieti a Roma, su iniziativa della Cisl Scuola, si è svolto il 2 marzo un convegno dal titolo “Sul Merito, Ragioni e Valori a confronto”.
L’evento, al quale ha preso parte anche il ministro Giuseppe Valditara, ha visto la partecipazione di relatori di alto livello: l’economista Luigino Bruni, Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli, la scrittrice Dacia Maraini, il pedagogista Francesco Emmanuele Magni, dell’Università di Bergamo.
I lavori sono stati moderati da Paola Guarnieri, giornalista RAI. Particolarmente attuale il tema, alla luce del recente cambiamento del nome del Ministero, divenuto ora Ministero dell’Istruzione e del Merito. Note le posizioni di Luigino Bruni, il quale ama definirsi “meritocritico”, non perché contrario alla valorizzazione del merito, ma in ragione del fatto che , senza l’approntamento di strumenti idonei e di una cultura complessiva che ne definisca obiettivi e contesto, il merito, secondo il fondatore della scuola di economia civile, finisce per cristallizzare i rapporti sociali e condannare all’immobilismo quanti appartengono alle classi sociali svantaggiate, finendo per diventare l’ennesima ideologia.
Se la posizione di Luigino Bruni ha trovato una certa consonanza con quella del pedagogista Francesco Emmanuele Magni, non è invece risultata completamente in accordo con quella di Andrea Gavosto, come, del resto, era prevedibile. Anch’egli economista, ma di indirizzo liberale, Gavosto, il cui ultimo libro porta il titolo “La scuola bloccata”, ritiene che a un certo punto del percorso debba esserci il riconoscimento di qualche forma di merito, sia per gli alunni che per i docenti. Del resto, il direttore della Fondazione Agnelli nei mesi scorsi aveva già esternato alla stampa l’idea che occorra promuovere il merito dei docenti mediante l’affidamento, a un certo punto della loro carriera, delle funzioni di middle management.
Disturbato dalla cattiva qualità della linea il contributo di Dacia Maraini, che ha partecipato da remoto. La scrittrice ha ribadito la propria visione della funzione sociale della Scuola e la necessità di retribuzioni dignitose del personale.
Per certi versi inatteso l’intervento del Ministro. Qual è la scuola del merito? A domandarlo è stato il ministro Giuseppe Valditara. Ebbene, il Ministro ha citato come esempio di scuola capace di valorizzare il merito un centro di formazione professionale della Brianza, che raccoglie la propria utenza essenzialmente tra gli studenti espulsi dai processi formativi istituzionali. “Compito di una scuola del merito” ha detto Valditara “è quello di promuovere la persona umana e riavviare l’ascensore sociale”.
Citando La Pira, noto esponente della cultura cattolica del secondo dopoguerra, Valditara ha affermato la superiorità della sua visione rispetto alla cultura politica di destra, che affermava la prevalenza dello Stato rispetto alla persona. Un’affermazione certo impegnativa e coraggiosa per il Ministro, espressione di uno schieramento di centro destra. Il resto dell’intervento si è incentrato sulla illustrazione dei provvedimenti fin qui adottati dal governo, nonché sulle risorse per la riqualificazione delle scuole, che ammontano a 5 miliardi di euro, in quanto le risorse del PNRR sono state implementate da altri fondi, privi di una finalizzazione precisa.
Le conclusioni del convegno sono state tratte da Ivana Barbacci, leader Cisl Scuola. Si è trattato di un intervento a tutto campo, che ha spaziato dalla denominazione del Ministero (perché non tornare alla definizione di pubblica istruzione, dove pubblica non significa statale, ma patrimonio collettivo, si è chiesta Barbacci), alla problematica della formazione e aggiornamento, al sistema di valutazione, al ripensamento dei parametri di formazione delle classi. Il prossimo appuntamento a un seminario sul tema delle carriere.
Vincenzo Alessandro
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