La politica scolastica dell’attuale governo è criticata e, in particolare, è ridicolizzata la scelta dei banchi a rotelle: Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, l’ha inclusa tra gli aspetti principali del loro allontanamento dall’esecutivo [Omnibus La7, 13/1].
Si tratta di un sintomo inequivocabile della mancanza di cultura scolastica, assenza che ha causato i madornali e imperdonabili errori che infarciscono il comma 7 dell’unico articolo della legge 107/2015. La norma elenca i “Traguardi formativi prioritari” che gli studenti devono conquistare; eccone alcuni: “Prevenzione e contrasto della dispersione scolastica”; “Apertura pomeridiana delle scuole”; “Definizione di un sistema di orientamento” ..
Evidente appare il modello di scuola di riferimento: cattedra, predellino, trasmissione della conoscenza, ascolto, riproduzione. Un modello dichiarato: la precedente denominazione dell’istituzione era “Sistema educativo d’istruzione e formazione”, quella modificata dalla Buona Scuola è “Sistema nazionale d’istruzione e formazione”. Un cambiamento carico di significato: il potenziamento e lo sviluppo delle qualità intellettive e operative dei giovani non sono più la finalità della scuola; essa è sostituita dall’istruzione, dall’insegnamento delle diverse materie. Un modello miope, tipico di una visione di breve periodo, che mira alla facilitazione dell’inserimento nel mondo del lavoro.
I banchi a rotelle, da tempo utilizzati con successo in molte scuole, sono invece funzionali a un approccio didattico ascendente. La conquista del sapere costituisce il momento conclusivo di un percorso che inizia con la percezione e la definizione di un tipico problema della materia di studio, si sviluppa con il confronto delle diverse posizioni degli studenti, prosegue con la formulazione d’ipotesi, continua con l’applicazione di strategie, termina con la conquista del risultato e si arricchisce con la capitalizzazione dello scostamento che distanzia il risultato ottenuto da quello atteso. Al termine del percorso il docente sistematizza l’argomento; esso trova il terreno di germinazione nell’attività svolta.
I banchi a rotelle, se correttamente utilizzati, trasmettono un’idea di scuola in cui la staticità dell’aula è superata: gli studenti possono aggregarsi in funzione delle loro esigenze di studio. E’ oltrepassata la comunicazione unidirezionale e la scansione dei tempi di lavoro non è più dettata dal libro di testo.
I banchi a rotelle “Sono il messaggio” perché veicolano la ricerca, la collaborazione e il lavoro d’equipe, la dilatazione del concetto “disciplina” che è arricchita dai suoi tipici problemi e metodi, la programmazione formativa, la formulazione di strategie educative, il coordinamento degli insegnamenti.
Enrico Maranzana
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