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Il metodo Braille a scuola: a quale discipline è applicabile

In questi giorni con diverse manifestazioni in tutta Italia si ricorda il metodo Braille, giornata istituita dalla Legge n. 126, del 3/08/2007. Da quattordici anni, collegandosi con gli eventi che celebrano la Giornata della Lingua Madre, associazioni ed enti ricordano Louis Braille. Il giovane francese, cieco a causa di un’infezione contratta da bambino, sviluppò negli anni della sua breve vita (nacque nel 1809 e morì nel 1852) il metodo a lui intitolato, partendo da un’intuizione dopo aver scoperto che i soldati usavano 12 punti per trasmettere messaggi criptati. Le brillanti idee di Braille fecero sì che i non vedenti potessero non solo leggere, ma anche imparare a scrivere. Il sistema inventato Braille, appena ventenne, consisteva nella decodifica di sei punti in rilievo, su due colonne verticali. Successivamente, organista e violoncellista, Braille inventò anche un metodo speciale per la matematica e un altro per la musica.

Didattica e alunni ipovedenti e non vedenti

I dati più recenti riferiscono (fonte Istat) che la percentuale di alunni con diversa abilità nella scuola italiana si aggira intorno al 3%; tra questi, su circa 277.000 dall’infanzia alla secondaria, il 5 % (sommando alunni ipovedenti e ciechi) è rappresentato da alunni con disabilità visiva. Sono numerose le iniziative didattiche ad hoc, tuttavia, come ha sostenuto Mario Barbuto, presidente dell’Unione Nazionale Ciechi, proprio in occasione del ricordo di Louis Braille, il metodo a lui intitolato resta ancora oggi l’unico strumento di apprendimento diretto e autonomo per un disabile visivo, l’unico applicabile a qualsiasi disciplina del sapere, dalla musica alle lingue straniere, e come tale indispensabile per insegnare a migliaia di ciechi e dare loro istruzione, lavoro, cultura, cioè il diritto a essere cittadini tra i cittadini.

Barbuto ha ricordato anche la necessità di valorizzare e diffondere maggiormente tra gli insegnanti, le famiglie, il personale di assistenza e tutta la collettività il sistema Braille che in questa fase di emergenza sanitaria è ancora più urgente, infatti lo ricorda anche l’Oms, i non vedenti sono i più esposti al rischio contagio perché usano il tatto per leggere e in generale per interagire con il mondo. Sono in molti, inoltre, in occasione della giornata dedicata a Braille, a ricordare la necessità della formazione dei docenti, non solo quelli di sostegno, per diffondere la conoscenza del metodo. Questo potrebbe facilitare e velocizzare anche altri processi, come ha detto il presidente del Club Italiano Braille, Nicola Stilla, tra cui la diffusione delle scritte in Braille su categorie merceologiche, come per esempio i farmaci.

Mattoncini Lego Braille

Proprio in questi giorni arriva per bambini e appassionati una novità assoluta per il mondo della disabilità visiva: un’edizione speciale dei famosi mattoncini Lego. Su ognuno di questi sono stati disposti i sei bottoni, che rappresentano i sei punti del codice di scrittura e lettura Braille, per l’incastro dei pezzi. Braille Bricks è una metodologia basata sul gioco che insegna il braille ai bambini non vedenti o con problemi di vista, ma consente anche un’immediata interazione tra bambini vedenti e non vedenti

Sono 20 per ora i paesi coinvolti, dal Brasile agli Stati Unit, dalla Norvegia alla Svizzera, tra cui l’Italia, che ha testato il prototipo dei mattoncini. L’Unione Italiana Ciechi si farà carico della distribuzione completamente gratuita delle confezioni di Braille Bricks per le scuole, le biblioteche e per le associazioni coinvolte in ambito pedagogico, assicurando la totale assenza di forme di commercializzazione.

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Carmelina Maurizio

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