Apprendere per episodi. Ovvero per unità minime. Ecco in tre parole cos’è la metodologia EAS. E dovendo aggiungere un dettaglio, l’attenzione cade sulla S dell’acronimo che sta per “situato”. Episodi di apprendimento situato, contestualizzato, incentrato su un problema specifico, su una pratica che comporti una vera e propria azione didattica.
Elio Damiano, pedagogista e professore ordinario di Didattica generale presso l’Università di Parma, attribuisce il valore della metodologia EAS nell’azione didattica e nella pratica, fatte di attrezzi e ausilii didattici, che per il pedagogista hanno una valenza notevolmente superiore rispetto alla teoria, in quanto nel fare, nell’agire, nel manipolare troviamo la fonte naturale della conoscenza e dell’apprendimento.
Il docente conclude l’EAS con una breve lezione in cui ricapitola i concetti-chiave, fornisce indicazioni per lo studio ed ulteriori approfondimenti.
Quale ruolo del docente? La metodologia EAS si aggangia alla pratica della mediazione didattica e all’insegnante facilitatore di cui abbiamo parlato in precedenza. In altre parole, l’insegnante è colui che offre la cornice entro cui lavorare, mettendo a punto l’episodio su cui l’alunno sperimenterà il proprio apprendimento in autonomia.
«Ho 20 anni e mi vedo bruttissima. Mi capita da quando ne avevo 13. Da…
Oggi, mercoledì 3 luglio alle ore 15.00 in diretta dalla Camera, il ministro dell’Istruzione e…
Se il salario è fondamentale per svogere un lavoro, altrettanto importante è la gratifica che…
Contro l’Autonomia differenziata, che dividerebbe il Paese in altrettante piccole autogoverni e fra cui avrebbe…
Danilo Dolci nasceva cent'anni fa, il 28 giugno, a Sesana, che allora era italiana…
Nel ringraziare la dottoressa Carmela Palumbo, capo dipartimento del MIM, per le precisazioni inviate in…