Kim Novak che parla fissando il vuoto, e segnando due minuscoli punti ideali sulla sezione del tronco di una sequoia secolare, con le mani guantate, il cappotto lungo e avvolgente e lo chignon di Carlotta, suo drammatico e misterioso alter ego. Questa è una delle sequenze più suggestive ed affascinanti, nella sua sospensione, di quello che è stato eletto il più bel film di tutti i tempi nel sondaggio della rivista Sight And Sound per conto del prestigioso British Film Institute, che ogni dieci anni stila una classifica dei dieci migliori film di sempre.
Snobbato da pubblico e critica quando uscì nel 1958, costituisce uno dei capolavori firmati da Alfred Hitchcock e una delle irripetibili perle cinematografiche del genere thriller.
Dopo il “Quarto uomo”, di Orson Wells, al terzo posto si posiziona Tokyo Story del giapponese Yasujiro Ozu (1953), al quarto La Regola del gioco (1939) di Jean Renoir seguito da Aurora di Murnau (1927); quindi 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968), al settimo Sentieri Selvaggi di John Ford (1956). Ottavo posto per L’uomo con la macchina da presa (1929) di Dziga Vertov, al nono La passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer (1927) e solo al decimo 8 e 1/2 di Federico Fellini (1963), unico film italiano in classifica.
Questo giallo psicologico conquista e avvince ancora, commuove e incanta, complici anche l’ambientazione in una pittoresca San Francisco e una colonna sonora esaltante, firmata da Bernard Hermann, artefice di altri capolavori in note per i film di Hitchcock (Psyco, Intrigo internazionale, L’uomo che sapeva troppo) e per molte pellicole entrate nella storia (Quarto potere, Taxi driver, Cape Fear ecc.).
Vertigo, tratto dal racconto D’entre les morts di Boileau-Narcejac (Pierre Boileau e Pierre Ayraud) edito nel 1954, resta un capolavoro senza tempo, una macchina perfetta in cui all’enigma e al delitto si sostituisce lentamente la storia dolceamara di una donna e di un uomo, di un sentimento che vive di ombre e di segreti inconfessabili, in quella vertigine infinita che è la passione e l’amore, quello vero, che torna, sempre, e anche quando sembra morire, vive sempre due volte.