A Brindisi, nei laboratori dell’istituto tecnico-tecnologico Giorgi, la scuola ha dovuto rinunciare alle finali di RoboCup, ma mancano i soldi per parteciapre.
Si apprende da Il Fatto Quotidiano, che la scuola ha vinto la competizione nazionale battendo a Foligno altri 65 progetti, che di diritto avrebbe dovuto gareggiare dal 27 al 30 luglio con tanti altri istituti del pianeta in Giappone.
Ma il miglior robot costruito nelle scuole italiane non è potuto uscire dal territorio brindisino. Così, tre alunni, impegnati nel penultimo anno dell’indirizzo automazione, sono rimasti a casa. Impossibile trovare 14mila euro per pagare l’iscrizione alla fase finale della RoboCup e il viaggio anche per i due professori che hanno supervisionato la progettazione del robot capace di esplorare autonomamente scenari che riproducono l’interno di edifici colpiti da terremoti o incendi. Troppi soldi per le casse del Giorgi, si legge su Il Fatto Quotidiano, e nessuna azienda disponibile a finanziare la trasferta e il Miur, pare, all’oscuro di tutto.
“In un momento come questo, la scuola non poteva sobbarcarsi la spesa”, spiega la preside Maria Luisa Sardelli. “Con quei soldi rinnovo un laboratorio per tutti i miei alunni. Non posso permettermi di impegnare così tante risorse in un viaggio – aggiunge – Sono costretta a ottimizzarle. Sto comprando 100 sedie, altrimenti non saprei dove far sedere i nuovi studenti a settembre”.
Il Miur, pur facendolo rientrare fra le competizini che mira alla valorizzazione delle eccellenze, non ha inserito RoboCup fra i progetti finanziabili.
La preside ammette, che quando l’istituo Giorgi ha deciso di iscriversi alla RoboCup “era consapevole che le spese sarebbero state a nostro carico” e che dopo la vittoria dei suoi alunni ha cercato una sponda da parte dei privati: “Ho trovato un finanziamento da parte di un azienda, ma copriva solo la metà della spesa”.
La preside accenna anche a telefonate che avrebbe indirizzato al Ministero per chiedere un aiuto, ma da Viale Trastevere non confermano tracce di richieste di contatto.
La dirigente ha deciso anche di non coinvolgere le famiglie, perchè “credo che non sia giusto”, per cui, il robot migliore d’Italia costruito da studenti è rimasto chiuso in laboratorio.
Una storia che non fa bene alla scuola italiana, già in difficoltà per mille motivi.
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