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Il Ministero ci riprova: i sovrannumerari vanno riconvertiti

Entro i prossimi due anni, migliaia di insegnanti in sovrannumero dovranno obbligatoriamente frequentare i corsi di riconversione in materie ricche di posti liberi organizzati: ai corsi, organizzati direttamente dal Ministero della Pubblica Istruzione, potranno accedere anche se privi del titolo di studio richiesto invece al personale non di ruolo. 
L’indicazione è contenuta nel disegno di Legge della Finanziaria 2008, approvato venerdì 28 settembre dal Consiglio dei Ministri, che in pratica si traduce in una proroga della scadenza dei corsi già previsti della Finanziaria del 2007 ma mai attivati.

La novità è che le riconversioni potranno concludersi entro il 2010 e non più con l’anno scolastico in corso. Il disegno di legge riprende infatti a tutti gli effetti l’art. 1, comma 609, della Finanziaria del 2007, secondo cui però la “riconversione professionale del personale docente in soprannumero sull’organico provinciale” si sarebbe dovuta completare “entro l’anno scolastico 2007/2008”. 
L’obiettivo dichiarato rimane sempre lo stesso: i tanti insegnanti di ruolo privi di cattedra (il Ministero non ha mai divulgato una stima precisa, peraltro mutabile di anno in anno, ma si tratta di un numero cospicuo) saranno chiamati a svolgere dei corsi intensivi al termine dei quali si ritroveranno abilitati ad insegnare materia con molti posti vacanti.
I segnali che stavolta l’operazione vada in porto ci sono tutti: il rilascio delle abilitazioni permetterebbe infatti di evitare di assumere diversi precari e rientrerebbe alla perfezione nell’annullamento di oltre 20.000 cattedre nei prossimi due anni (confermato dal ministro Fioroni).
I docenti interessati al provvedimento sarebbero in primo luogo appartenenti alla scuola media superiore: un comparto che a seguito del decremento delle iscrizioni in alcuni tipi di istituti (in primis nei tecnici, come i commerciali e per geometri, e nei professionali) ha dovuto fare i conti con tanti prof soprannumerari: docenti di materie di laboratorio, oppure di ragioneria o materie in disuso come dattilografia, oreficeria, falegnameria (ma la lista è lunga) che la scuola utilizza ormai da tempo solo come ‘supporto’ ai progetti adottati dai singoli istituti o, in certi casi, semplicemente a fare supplenze. 
Anche la scuola media inferiore, in particolare i docenti di educazione artistica, sarebbero interessati all’attuazione del provvedimento: pure loro sono stati infatti penalizzati dalla revisione dei piani d’orario settimanali.
Nel disegno di legge viene ribadita poi la volontà a far svolgere, laddove necessario, corsi di riconversione sul sostegno: una settore notoriamente ricco di posti vacanti (quasi la metà dei circa 90.000 totali). 
E per evitare che possano sottrarsi alla riconversione, i docenti saranno chiamati a frequentarli anche se privi del titolo specifico di accesso.
“L’assorbimento del personale di cui all’art. 1, comma 609, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – si legge nell’art. 66 del disegno di legge della finanziaria 2008 -, è completato entro il termine dell’anno scolastico 2009/2010, e la riconversione del suddetto personale è attuata anche prescindendo dal possesso dello specifico titolo di studio richiesto per il reclutamento del personale, tramite corsi di specializzazione intensivi, compresi quelli di sostegno, cui è obbligatorio partecipare”.
La logica è che lavorando per anni e anni in aree disciplinari attinenti, questi insegnanti si sono in qualche modo costruiti `sul campo’ la conoscenza della materia. Un ragionamento che non piacerà di certo ai sindacati: la riqualificazione attraverso corsi intensivi del personale in servizio rischia infatti di vanificare le speranze di altrettante migliaia di precari che per abilitarsi o specializzarsi nel sostegno hanno frequentato invece corsi ordinari, di lunga durata, comprendenti tanti esami e ore di tirocinio. Se il disegno di legge dovesse passare, molti supplenti prossimi al ruolo saranno infatti ‘scavalcati’ da colleghi specializzati (con molta meno fatica), ma probabilmente molto meno motivati.
Alessandro Giuliani

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