Nella storia della nostra Repubblica, il Ministero della Pubblica Istruzione non è mai stato mai un Dicastero molto considerato dalla politica, ma sempre mantenuto ai margini, visto piuttosto come un Ministero di secondo piano, una spesa per lo Stato e non un investimento per il futuro delle generazioni.
Infatti quando le politiche economiche dei governi imponevano tagli alla spesa pubblica, il primo Ministero a subire tagli era quello della Pubblica Istruzione.
Venendo ai Ministri per molti anni l’istruzione è stata appannaggio della Democrazia Cristiana perché venivano nominati sempre esponenti dell’area dello scudo crociato a capo di questo Dicastero. Un Ministro che negli anni Settanta-Ottanta ha dato un notevole impulso alla politica scolastica con importanti provvedimenti legislativi è stata la sen. Franca Falcucci, una donna che ha speso molte energie per la scuola perché credeva molto nell’istituzione scolastica.
Tra i suoi provvedimenti figura abolizione, tra l’altro, le classi differenziali. Col passare degli anni le politiche a sostegno della scuola sono diventate più latenti e hanno meno inciso nell’opinione pubblica.
A penalizzare fortemente la scuola è stata la girandola delle riforme proposte dall’avvicendamento dei Ministri a Viale Trastevere, per cui la perdita di interesse per la scuola da parte dell’opinione pubblica e la considerazione sociale degli insegnanti è venuta a mancare.
Le riforme della scuola che si sonno susseguite non sono state strutturali e, quindi, riorganizzato il sistema dell’istruzione, ma sono state riforme solo marginali. Insomma dagli anni duemila in poi il sistema scolastico italiano ha iniziato una fase discendente, dalla quale, forse, non ci solleveremo più.
A perdere è la qualità dell’istruzione, i livelli di apprendimento degli alunni sempre più bassi, gli stipendi “miserevoli” dei docenti e una politica gestionale della scuola basata su progetti e business.
Mario Bocola