Categorie: Riforme

Il Ministro approva il ddl Aprea: ai presidi serve più potere

“Dare maggiore autonomia decisionale ai dirigenti significa ottenere un sistema scolastico efficiente e più vicino ai parametri europei”: a rilanciare l’esigenza di una scuola incentrata su maggiori poteri ai presidi è la ‘voce’ più autorevole della scuola italiana, quella del Ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. Durante il convegno ‘Quale modello funzionale per la scuola italiana?’, organizzato a Milano dalla Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità, Gelmini ha sottolineato come “il peso del Ministero non deve attenuare e indebolire la funzionalità dei dirigenti che devono, invece, avere maggiori poteri per poter essere in grado di operare le scelte più adeguate”.
Da primo responsabile dell’Istruzione arriva, quindi, anche se indirettamente, il piano appoggio al ddl 953, da qualche settimana all’esame della Commissione Cultura alla Camera, contenente le “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”. Il progetto di legge, presentato il 12 maggio scorso dall’on. Valentina Aprea (Fi), prevede, infatti, oltre ad una serie di novità sostanziali che potrebbero sconvolgere l’attuale assetto organizzativo scolastico, un maggior carico di responsabilità (e di potere) proprio per i dirigenti. Ed è proprio su questo ‘passaggio’ che poggerà una buona parte del nuovo assetto scolastico: chi meglio dei presidi, almeno nel tipo di scuola ideale considerata da Gelmini, può gestire una scuola veramente autonoma, con un consiglio di amministrazione, incentrata sulla meritocrazia e priva dei ‘vincoli’ delle graduatorie cui attingere in caso di necessità di nuovo personale?
A presidi verrebbe infatti demandato prima di tutto il compito di bandire concorsi per nuovi docenti, specifici per ogni istituto, oltre che di scegliere personalmente (senza più graduatoria pubbliche) i docenti supplenti. Anche loro, i capi d’istituto, saranno comunque sottoposti a verifiche sull’operato svolto: lo stesso Ministro ha ricordato come i nuovi concetti “di responsabilità e merito” non andranno applicati solo agli studenti, “ma anche ai docenti e ai dirigenti, che vanno valutati e incentivati. Solo in questo modo – ha detto il responsabile del dicastero di viale Trastevere – sarà possibile prendere in considerazione avanzamenti di carriera, altrimenti non perseguibili”.
A proposito della valutazione il Ministro del Miur ha avuto modo di specificare, durante un altro incontro pubblico, il seminario internazionale `Sistema europei di valutazione della scuola a confronto’ organizzato a Roma dall’associazione TreeLLLe, che andrà potenziato prima di tutto quello relativo agli apprendimenti degli studenti: e per farlo nella giusta maniera non potrà essere sufficiente l’apporto delle istituzioni, ma servirà sempre di più il sostegno di dirigenti ed insegnanti che non hanno ancora adeguatamente valorizzato questo strumento in loro mano da quando è entrata in vigore la legge sull’autonomia.
Gelmini ha detto che in Italia è urgente adottare un sistema centralizzato di misurazione degli apprendimenti dei ragazzi attraverso test nazionali da cui partire per procedere all’analisi della qualità delle singole scuole. “Il ministero e l’Invalsi – ha spiegato il ministro – non possono essere lasciati soli in questo compito. Per questo abbiamo bisogno della piena collaborazione di tutti: l’insostituibile collaborazione delle scuole e di chi le anima, insegnati e dirigenti scolastici in primo luogo, è la più preziosa. L’impegno dell’amministrazione è quello di fornire i mezzi necessari al successo dell’iniziativa”.
“Le scuole – ha concluso il Ministro – devono sapere se i loro studenti imparano di più o di meno di quelli delle altre scuole: occorre ragionare intorno alla fattibilità di un modello di valutazione esterna, eventualmente affidata a team di professionisti che periodicamente visitino le scuole, adeguatamente accompagnato da processi di autovalutazione basati su modelli standardizzati e uniformi. Occorre condividere questo percorso con le scuole”.
Il Ministro ha spiegato che il confronto non dovrà però essere limitato ai confini nazionali: per non arrivare impreparati a test internazionali come il Pisa-Ocse è serve avere come parametro le nazioni a noi più vicine culturalmente e tecnologicamente. “Abbiamo bisogno – ha sottolineato Gelmini – di rafforzare la partecipazione alle indagini internazionali per controllare il posizionamento della nostra scuola nei confronti di quelle di altri paesi. Costruire un sistema di valutazione credibile ed affidabile è una priorità”.
Il Ministro non è certamente il solo a chiedere questo tipo di soluzioni: anche Attilio Oliva, presidente TreeLLLe, sostiene che “in Italia non c’è ancora una cultura dei risultati: manca una bussola – ha spiegato Oliva – che aiuti a governare il sistema. La valutazione è utile non per premiare e punire ma per aiutare gli operatori a migliorare. L’auspicabile sviluppo dell’autonomia scolastica è impensabile senza un servizio di valutazione che le faccia da contrappeso”. Prima però dovrà essere approvato in Parlamento il progetto di legge Aprea: una missione non facile da compiersi, se non altro per la portata di novità che contiene e che si va a collocare in un contesto, quello scolastico, notoriamente conservatore. Non facile, ma non certo impossibile. Anche perché la maggioranza ha i numeri per portarlo in porto, appare poi compatta e lo stesso presidente della Commissione Cultura ha detto che questo testo risulta tra le priorità di questo Governo in tema di istruzione. Ancora di più ora che anche il Ministro manda chiari messaggi a suo favore.

Alessandro Giuliani

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