Sarà la primavera? Sta di fatto che le dichiarazioni di stamane del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi segnano una svolta nella politica scolastica italiana.
«Dobbiamo ammettere che per 30 anni sulla Scuola si è sbagliato tutto», ha dichiarato ai microfoni di Rai Radio1 durante la seguitissima trasmissione “Radio anch’io” – «e non solo per l’emergenza pandemica. Non si può continuare risparmiare laddove bisogna investire. Il Governo è con me in questo. Il Presidente Draghi mantiene le promesse. Costi quel che costi, dobbiamo investire per riaprire per sempre le scuole. Basta DaD: è didatticamente fallimentare e controproducente sul piano psicologico, sociale, cognitivo. Urge distogliere i giovanissimi dall’eccessivo uso delle tecnologie e spingerli a riappropriarsi delle proprie facoltà logiche, dialettiche, analitiche e critiche, ora delegate (e alienate) alle macchine».
«Per ottener questo» – ha proseguito Bianchi – «la Scuola deve tornare interamente in presenza. Dal 1° settembre 2021, e per sempre, tutte le prime classi di ogni ciclo saranno al massimo di 20 alunni (15 in presenza di diversabili). Così entro cinque anni tutta la Scuola italiana sarà formata da classi non numerose. Ciò permetterà di mantenere davvero le distanze di sicurezza tra gli allievi e di migliorare la didattica, individualizzandola e personalizzandola secondo le necessità del singolo allievo. Contemporaneamente, ogni aula scolastica avrà il suo impianto per il ricircolo dell’aria (come in Germania): in tal modo impediremo il ristagno nelle aule di aria umida e satura di agenti patogeni, con effetti positivi non solo sulla lotta al CoViD, ma anche sulla salute generale di alunni e docenti. E non dobbiamo dimenticare i trasporti: verrà finanziato il raddoppio dei mezzi pubblici, per impedire che autobus e metropolitane continuino ad essere l’insano carnaio che da sempre sono. Ove ciò non sia possibile in tempi rapidi per motivi logistici, useremo i pullman delle forze armate, ora fermi in depositi e caserme».
All’ottimo giornalista Giorgio Zanchini, che gli chiedeva con quali risorse si sarebbe fatto fronte alle ingenti spese necessarie per attuare un programma così ambizioso, Bianchi ha risposto che «Questo Governo si distingue dai precedenti perché sa imparare dagli errori del passato. In passato si è spesa una quantità enorme di miliardi in armamenti. Noi non vogliamo più che si dica all’estero quanto emerso dalla trasmissione “Presa Diretta” del 22 marzo scorso. Vogliamo che l’Italia sia un Paese di pace che mira alla pace mediante opere di pace, in linea con l’articolo 11 della Costituzione. Ricordiamoci che, tra il 1945 e il ’75, Italia, Giappone e Germania erano entrati nel gruppo ristretto degli Stati più ricchi del mondo, perché la sconfitta dell’ultima guerra mondiale li aveva obbligati spendere in opere di pace. Vogliamo tornare a far questo, ed impiegare le risorse per Scuola, Sanità, mezzi pubblici, benessere, ambiente. Per il futuro, insomma. A tal fine abbiamo predisposto anche l’assunzione di un medico per ogni plesso scolastico: misura che rimarrà anche dopo la pandemia, come era un tempo e come è degno di un Paese civile come l’Italia, culla della civiltà antica, medievale e moderna».
A questo punto il conduttore della trasmissione ha chiesto al Ministro se si darà seguito al proposito di far continuare l’anno scolastico anche d’estate. La risposta del Ministro Bianchi: «Piuttosto chiediamo scusa ai docenti italiani per come sono stati trattati per 30 anni: pagati meno di tutti i docenti del mondo occidentale, meno di tutti i laureati d’Italia; calunniati per l’orario di lavoro, che di fatto è uguale quello dei colleghi europei (se non maggiore); sovraccarichi di funzioni burocratiche che i Governi precedenti hanno accollato loro dopo aver tagliato gli organici amministrativi cui quelle funzioni competono. No, nessun prolungamento all’estate: sarebbe ingiustamente punitivo, per loro e per i discenti».
Secondo il Ministro «Insegnare (e studiare) sono impegni gravosi: per praticarli occorre qualità, non quantità: due cose i cui risultati sono inversamente proporzionali nell’istruzione. Costringere docenti e ragazzi scuola nei mesi torridi, col surriscaldamento globale, sarebbe puro e semplice sadismo anche se intendessimo dotare ogni aula di aria condizionata e ogni scuola di piscina come nei College americani. Piuttosto dimostreremo ai docenti italiani la riconoscenza del Governo per il loro lavoro, essenziale per la vita di ogni democrazia, come diceva Piero Calamandrei, la cui memoria noi non abbiamo rinnegato. Ai docenti (e a tutti i lavoratori della Scuola, essenziali alla Scuola stessa) riconosceremo un aumento di stipendio di almeno 600 euro mensili netti. Ben al di sotto, lo so, di quei 1.200 che separano i docenti italiani dalla media dei colleghi europei. Ma è solo l’inizio».
Le reazioni dei maggiori sindacati sono state unanimemente concordi nel prendere ognuno per sé il merito del cambio di rotta del Governo. «Sono le nostre richieste da sempre. Abbiamo sempre lottato per ottenere questo»: è la sostanza delle dichiarazioni degli esponenti dei Sindacati firmatari dei contratti dal 1995.
Da oggi l’Italia guarda avanti. Anche perché è meglio guardare avanti che guardare il calendario. Altrimenti si capirebbe che giorno è oggi: 1° aprile 2021.
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