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Il ministro della Salute vuole la tassa sul cibo. Federalimentare: meglio l’educazione alimentare nelle classi

Sta determinando reazioni a catena, molte delle quali negative, la proposta fatta nei giorni scorsi dal ministro della Salute Renato Balduzzi sulla necessità di creare una tassa di scopo su cibo e bevande: tra le risposte più contrarie c’è quella di Federalimentare, che la definisce “una misura iniqua, ingiustificata e pericolosa”. Iniqua, perché le più colpite “sarebbero le famiglie più deboli per le quali la spesa alimentare è ancora parte significativa del proprio portafoglio. Ingiustificata perché, come sostiene gran parte dei nutrizionisti, non esistono cibi di per sé buoni o cattivi. Pericolosa perché, oltre al danno d’immagine per il nostro made in Italy, inasprirebbe ulteriormente la contrazione dei consumi alimentari. Questa tassa, inoltre, comprometterebbe gli impegni dell’industria alimentare già assunti con il ministero della Salute per andare incontro alle nuove esigenze nutrizionali degli italiani, dove la riformulazione dei prodotti e la responsabilità sociale delle imprese giocano un ruolo importante”.
L’associazione, che rappresenta le aziende di settore, si è detta invece favorevole alla promozione dell’educazione alimentare, come ribadito solo pochi giorni fa
al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, con il quale si auspica di annunciare entro la fine del corrente anno scolastico l’avvio di un nuovo programma che, sulla scia della positiva esperienza di Scuola e cibo, porti nelle classi la promozione dell’educazione alimentare e dei corretti stili di vita, ossia gli strumenti più efficaci per il contrasto della malnutrizione e dell’obesità.
Il messaggio che invia Federalimentare è chiaro: altro che tasse generiche sul cibo; la salvaguardia della salute passa per la corretta informazione. Ad iniziare da quella scolastica.
Alessandro Giuliani

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