“Impegno, lavoro e sacrificio, non più fondi per la scuola del sud”: lo ha detto il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, in quota leghista dentro l’attuale Governo del cosiddetto cambiamento.
E non era mai successo che un ministro della Repubblica italiana uscisse con una frase di questo tipo, dentro cui, non solo c’è tutta l’idea leghista, e dunque di parte, della nostra società, ma anche tutta la distanza tra le istituzioni, democratiche, e una parte del popolo, quello meridionale appunto.
Non ci mortifica l’idea che Bussetti non abbia chiara una parte della storia d’Italia, né tutte le altre considerazioni, facili del resto, sullo stato di abbandono, e non solo della scuola, per colpe e responsabilità varie, della gente del Sud.
Ciò che colpisce e mortifica è la reiterata tiritera, cara al fondatore della Lega, dalle cui casse però mancano alcune centinaia di milioni di euro, che le persone del Sud siano neghittose, svogliate, perdigiorno e pigre.
E non solo, ma nelle parole del ministro si colgono pure tutte le giustificazioni, a cui ormai siamo abituati, di attribuire ogni colpa agli altri: o ai complottisti o ai precedenti governi, e ora, in modo particolare, alla ben nota “strafottenza” della gente meridionale che non è in grado di lavorare, impegnarsi e fare sacrifici, come fa invece il Nord, fiero, forte, duro come le montagne che lo sovrastano.
Riportando quindi il tutto alla più banale quotidianità, il nostro ministro ha sibilato, papale papale: sbrigatevela voi, popolo meridionale. Se volete una scuola migliore, e non solo, rimboccatevi le maniche e lavorate,“Impegno, lavoro e sacrificio” e a me e al mio governo non rompete i cosiddetti.
Ne prendiamo atto
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