Il Ministro all’istruzione, Lucia Azzolina, è intervenuta di nuovo (e lo aveva fatto già quando ricopriva l’incarico di sottosegretario) sull’utilizzo a fini didattici degli smartphone perché ritenuti efficaci per l’apprendimento dal momento che gli alunni di oggi sono dei nativi digitali per cui hanno molta dimestichezza con gli strumenti informatici.
La questione non appare del tutto fattibile a causa dell’uso improprio che gli alunni fanno dello smartphone. Certamente l’uso degli smartphone, quali mezzi per apprendere sicuramente porterà dei vantaggi, anche se si è visto che gli studenti ormai non sanno più tenere la penna in mano e quindi sono totalmente dipendenti dalla tecnologia e la considerano come il pane quotidiano.
Ma sull’impiego degli smartphone nelle aule ci viene spontaneo chiederci se gli istituti scolastici sono in grado di sopportare una carica di elettromagnetismo non indifferente dal momento che una scuola che ha duecento alunni permetterà che tutti e duecento debbano collegarsi allo smartphone?
Ci sembrerà di entrare non in una scuola bensì in un luogo sovraccarico di elettromagnetismo che sarà dannoso per la salute degli studenti e dei docenti. Già fuori dagli ambienti gli studenti sono continuamente incollati agli smartphone e di conseguenza soggetti ad un bombardamento magnetico non indifferente, l’utilizzo di questo strumento a scuola potrebbe provocare un ulteriore sovraccarico di onde elettromagnetiche nocive per la salute umana. Invece degli smartphone sarebbe il caso di utilizzare i tablet per il fatto che gli alunni possano abituarsi ai nuovi sistemi di scrittura. Non scrivono più con la penna, possono benissimo scrivere con i tablet e il loro utilizzo sarebbe un ottimo ed efficace strumento per la didattica innovativa. Parliamo tanto di tutela della salute degli alunni e poi li andiamo a bombardare ulteriormente di onde elettromagnetiche?
È bene ragionare seriamente sulla questione sollevata dalla Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, la quale ha chiaramente manifestato l’intenzione di istituire una apposita commissione ministeriale per studiare attentamente il fenomeno. Se si ritiene indispensabile l’uso degli smartphone per la didattica, questi ultimi potrebbero e dovrebbero essere dati in dotazione dalla scuola, in quanto saranno dotati soltanto di software utili a fini didattici e gli ambienti degli istituti scolastici dovranno essere schermati e non permettere agli alunni un uso improprio degli smartphone se non per fini didattici. Se non si prendono i dovuti e opportuni accorgimenti gli alunni si vedranno autorizzati a fare un utilizzo smodato dei telefonini così come abitualmente fanno.
Quindi smartphone in dotazione alla scuola con software didattici, senza social network (instagram, facebook, twitter), foto e video limitati (se non presenti è meglio) che possono essere custoditi in una cassaforte della scuola. Quindi la mattina all’inizio delle lezioni gli studenti dovranno consegnare gli smartphone personali e prendere in consegna solo gli smartphone utili a scopi didattici.
Se non si prendono questi indispensabili accorgimenti è meglio non prevedere l’uso dei telefonini per apprendere perché diventerebbe la sconfitta totale per la scuola italiana.
Sarebbe allora il caso di continuare a utilizzare carta e penna per permettere all’alunno di sviluppare le capacità cognitive. Si spera che la commissione ministeriale tenga conto dei pro e dei contro che l’impiego degli smartphone può determinare. In fin dei conti il cellulare rappresenta sempre un oggetto di distrazione messo in mano agli alunni.
In definitiva prima di ricoprire un incarico importante come quello di Ministro dell’Istruzione un “bel bagno” nella realtà delle classi sull’uso improprio dei cellulari non sarebbe male, anzi non guasterebbe proprio, anzi si avrebbe contezza in presa diretta della situazione, perché sull’utilizzo dei cellulari è guerra quotidiana e sinora abbiamo perso solo tempo senza ricavarci nulla