“Non vendiamo né sigarette né alcol ai minorenni, ma gli vendiamo la cannabis?”.
A porre provocatoriamente il quesito è stato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a Roma intervenendo il 3 giugno al convegno sulle dipendenze da droga al Centro italiano di solidarietà.
“Liberalizzare – ha detto il ministro – significa nuovo business e creare nuovi clienti fra i giovanissimi. Farò una battaglia contro questa proposta”, su cui sono iniziate le audizioni alla Camera.
“Che sia droga, alcol o gioco d’azzardo – ha aggiunto Lorenzin – le dipendenze sono le stesse e sono in agguato per tutta la vita. Ma si possono prevenire e curare. Purtroppo sono anni, almeno da metà anni Novanta, che non si parla più di droga. Io personalmente non mi sono mai drogata, perché avevo paura che mi piacesse, e ho visto passarmi sotto gli occhi tutti i tipi di sostanze, alcuni miei compagni di scuola sono morti di overdose”.
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“La liberalizzazione, che è fallita in Olanda, è solo un nuovo business sulle nostre vite. Io – ha detto ancora il responsabile del dicastero della Salute – non sono un’estremista, non direi mai che la marijuana è uguale all’eroina, ma vedere 200 parlamentari che dicono che vogliono legalizzare fa pensare alle persone che non faccia male. Il messaggio deve essere che drogarsi fa male, ha concluso, bisogna dare tutti gli strumenti possibili ai ragazzi e poi curare le persone che diventano dipendenti”.
“Non sono io che gestisco le politiche sulla droga in Italia, è la Presidenza del Consiglio, sono decenni che non c’è una campagna seria, servirebbe un coordinamento”, ha tenuto a dire Lorenzin.
Che ha concluso così: “il tema della legalizzazione è l’ultima appendice di un retaggio sessantottino, ma non toglie il problema”.
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