Home I lettori ci scrivono Il Ministro sostituisce la musica del D.M. 8/2011 col band@scuola?

Il Ministro sostituisce la musica del D.M. 8/2011 col band@scuola?

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Sono rimasto basito di fronte a una circolare del Direttore dell’U.S.R. Sardegna, Francesco Feliziani, già soccombente di fronte ai Giudici del TAR che nel 2019 lo obbligavano a istituire gli Indirizzi Musicali negati in precedenza. “Si trasmette il Progetto Band@scuola promosso dall’Associazione nazionale delle Bande italiane musicali autonome, la Federazione Tavolo Permanente delle Federazioni Bandistiche Italiane, in collaborazione con il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica di tutti gli studenti, al fine di potenziare l’offerta formativa delle scuole Primarie italiane che aderiranno alla proposta.”. La circolare, infatti, è stata pubblicata dopo la soppressione di una cattedra di Musica dell’Istituto Comprensivo di Ittiri (SS), che consentiva di attuare dal 2015-16 le Attività Musicali nella Scuola Primaria previste dal D.M. 8/2011.

Il mio stupore è cresciuto durante la lettura del Progetto Band@scuola: “[…] è un dato di fatto che le scuole secondarie ad indirizzo musicale utilizzino un numero ristretto di strumenti musicali che, pur essendo i più comuni nella pratica musicale, rendono difficile la sperimentazione della musica di insieme, componente indispensabile per la socializzazione e la condivisione dell’esperienza musicale dei giovani. […]”. Chi ha scritto queste parole, non ha idea di come funzioni un Indirizzo Musicale. Nella mia Scuola, per esempio, si applica il Metodo didattico “Pentagrammando” che prevede lo “Strumento abbinato” Pop-Rock durante le ore di Musica, in sinergia con gli “Strumenti Classici” dell’Indirizzo Musicale; sono nate e nascono così numerose band e ensemble, oltre alle orchestre e ai cori d’Istituto.

Nel rispetto del D.M. 8/2011, mai citato nel Progetto Band@scuola, svolgo 60 ore annue di lezione di chitarra, tastiera, batteria, basso elettrico, musica d’insieme per band e canto per ciascuna classe, per cui ho sorriso nel leggere: “[…] I bambini possono usufruire da un minimo di 15 lezioni ad un massimo di 25 annue.”. Ho letto con meraviglia i titoli di studio richiesti ai sedicenti “docenti”: “STEP A – Si richiede agli operatori una formazione specifica in riferimento alla didattica musicale per la fascia d’età in cui si andrà ad operare ( es corso in didattica della musica, livelli della varie metodologie Orff, Dalcroze, Kodaly ecc ). In mancanza di tali esperienze saranno accolte positivamente le esperienze formative specifiche promosse dalle associazioni di categoria aderenti al progetto. • STEP B – Si richiede agli operatori una formazione specifica in riferimento alla didattica musicale per la fascia d’età in cui si andrà ad operare ed almeno una competenza base in riferimento agli strumenti proposti nello STEP successivo.”. Solo per lo STEP C, “Si richiede agli operatori un diploma o laurea conseguiti in Conservatorio di Musica nazionale o titoli e certificazioni musicali riconosciute a livello europeo (Trinity, Abrsm ecc ).”. Mentre si registrano numerose bocciature degli aspiranti docenti titolati e plurititolati nei Concorsi a cattedra, il Progetto Band@scuola promuove al ruolo di insegnanti anche gli “Apprendisti stregoni pseudo-pentagrammatici”.

Basta con la Scuola dei “fichi secchi”! Si istituiscano le Attività Musicali previste dal D.M. 8/2011 in tutte le Scuole Elementari e gli Indirizzi Musicali normati dal D.M. 201/99 in tutte le Scuole Medie d’Italia. Si accolgano tutti gli studenti idonei, nessuno escluso, ampliando il numero delle sezioni e si attivino i Corsi Jazz e Pop Rock in tutti i Licei Musicali del Paese! Se il Ministro dell’Istruzione non ha il coraggio di esigere i soldi necessari per realizzare questo, a fronte del fiume di denaro del Recovery Fund che rischia di finire nelle mani dei soliti “prenditori”, abbia almeno la forza di non avallare progetti didatticamente pericolosi per le alunne e gli alunni della Scuola Primaria. Le Bande Musicali facciano le Bande Musicali, la Scuola faccia la Scuola.

Antonio Deiara