Il ministro Stefania Giannini, un pesce fuor d’acqua

Il ministro Giannini ha illustrato alla Commissione Cultura del Senato la strategia che intende adottare per collocare “l’istruzione al centro dell’agenda politica del paese”.
Una finalità enunciata che, per il punto di vista inadeguato, evapora: non è stata identificata l’origine della crisi del sistema educativo.
Leggiamo tre paragrafi cardine delle linee programmatiche del Miur.
 
“Prendiamo la normativa scolastica nel suo complesso, dove l’ultimo Testo Unico risale al 1994 – esattamente venti anni fa. Da allora il corpus giuridico è tornato velocemente ad assomigliare a quelle sezioni della Terra che si trovano nei libri di geografia: ere geologiche stratificate, norme su norme sedimentate, sovrapposte e interpretate da una giurisprudenza senza fine. Se vogliamo dare certezze alla scuola, e siamo tenuti a darne, è tempo di ridare certezze a tutti coloro che nella scuola lavorano e vivono, nell’esercizio quotidiano dell’insegnamento e dell’apprendimento”.
Si tratta di un indirizzo formulato in spregio alla GERARCHIA DELLE FONTI, principio cardine del nostro sistema giuridico: una norma di fonte inferiore non può porsi in contrasto con norme di fonte superiore.
Tutte le norme aventi pari livello gerarchico del T.U. del 1994 ne hanno confermato lo spirito e gli indirizzi.
 
La questione che il Ministro avrebbe dovuto porsi è: perché la volontà del legislatore non ha prodotto i risultati attesi?
“Di strumenti snelli e di semplificazione c’è bisogno ovunque. Prendiamo ad esempio la governance della scuola e la revisione degli organi collegiali, dove sembra utile, anzi necessario, garantire la piena funzionalità dell’organo consultivo a livello nazionale, nonché degli organismi necessari ai diversi livelli di intervento locale”.
Revisionare per garantire la piena funzionalità degli organismi collegiali?
Il buon padre di famiglia, prima di revisionare o di modificare un dispositivo, ricerca e identifica l’origine di funzionamenti anomali.
Perché il Ministro prima di enunciare le sue linee programmatiche non ha interrogato i Pof per conoscere come:
 
• La finalità del sistema educativo, che consiste nella promozione di capacità e di competenze, sia perseguita;
• La valutazione periodica, prescritta dall’art. 7 lettera d) del T.U. n. 297/1994, sia praticata;
• La progettazione formativa/educativa/dell’istruzione, sostanza dell’autonomia delle scuole, condizioni la gestione scolastica;
• Gli organigrammi siano concepiti in conformità alle disposizioni di legge e al dettato delle scienze dell’amministrazione e abbiano superato gli inefficaci modelli gerarchico-lineari;
• Il concetto di sistema abbia portato a unità la vita della scuola;
• …
 
“Il terzo principio è quello della VALUTAZIONE, che significa eliminare i colli di bottiglia, e sostituire i controlli ex ante con la valutazione ex post. Significa assegnare le risorse sulla base dei meriti e dei demeriti”.
 
La dottrina afferma che i controlli, intesi come rilevazione dello scostamento obiettivi-risultati, devono essere temporalmente differenziati:
 
a la valutazione della fattibilità di un progetto è la necessaria premessa a ogni attività (controllo antecedente);
b) l’osservazione dell’evolversi dei processi è essenziale al loro monitoraggio (controllo concomitante);
c) la verifica dei risultati conseguiti conduce alla determinazione dell’efficacia dell’attività svolta (controllo susseguente)
d) l’esame della coerenza e della persistenza nel tempo della validità degli obiettivi e della struttura di un progetto fornisce un riscontro al disegno complessivo dell’intervento (controllo dell’evoluzione).
 
Si tratta della scansione delle fasi di cui si sostanzia la progettazione, fondamento del D.P.R. sull’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Sembra che l’unica preoccupazione del ministro sia l’assegnazione delle risorse… non è così che si assicura la centralità e l’incisività della scuola.
 
 
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