“Il mio grande sogno fin da bambina era quello di fare l’ISEF. Scelgo l’istituto magistrale perché solo quattro anni mi separavano dalla tanta agognata iscrizione. Finisco il corso di studi regolare e subito dopo faccio il concorso per l’abilitazione. La ottengo. Era il 1990” . Così incomincia lo struggente elaborato che la commissione si trova a leggere e , suo malgrado, scartare, perché non conforme ai requisiti richiesti per superare la prova scritta del concorso docenti 2016.
Non si è trattato della risposta ad un quesito bensì di uno sfogo accorato, con i tratti di una malinconica e arrendevole denuncia verso un “sistema” spietato, che a causa della sua inadeguata natura selettiva, ha perso una risorsa umana motivata, sicuramente valida dal punto di vista umano e professionale.
Ora che il concorso si è concluso, con la soddisfazione di molti giovani e la delusione di altrettanti; desidero condividere il contenuto di questo testo per aiutare a riflettere tutti coloro che a vario titolo hanno avuto, hanno e avranno responsabilità e facoltà di incidere sulla formazione e sul reclutamento dei professionisti dell’educazione.
Prosegue così: “Perdo tre anni di graduatoria poiché, fresca di studi ma non a conoscenza delle regole, prendo per buona la comunicazione di un dipendente dell’allora Provveditorato agli Studi, secondo la quale, una volta superato il concorso, si veniva inseriti d’ufficio nella graduatoria. Nel frattempo alcuni colleghi del mio corso ISEF cominciano a passare di ruolo … Nel 1996 arriva la prima supplenza: sostegno. Va bene, si comincia!!! Da quell’anno iniziano ad arrivare le chiamate dei presidi per poche ore, a volte per pochi giorni ma è pur sempre un inizio. Riesco ad iscrivermi nelle “graduatorie ad esaurimento” (esaurimento per i docenti e non per le graduatorie). Nel mentre prendo la laurea in Scienze Motorie e Sportive, costatami sacrifici non solo economici ma, soprattutto, personali. Titolo totalmente inutile poiché non mi ha dato la possibilità di avere neanche mezzo punto in più in graduatoria … Dalla graduatoria ad esaurimento cominciano ad essere immessi in ruolo i miei colleghi, fra i quali anche quelli che non avevano neanche un giorno di supplenza ma che, essendo in prima fascia, erano intoccabili. L’elenco davanti a me piano piano si svuota. Finché restiamo in due nella seconda fascia. La collega che mi precede entra in ruolo e finalmente vedo un pochino di luce. No. Non è così! Prima di me deve passare chi ha fatto il “concorsone” … e va bene, aspetto ancora … Tanto ormai … sono prima in graduatoria sono diventata “intoccabile”. Ultimo aggiornamento della graduatoria … sono fuori sede, nell’ultima settimana, perché tutor di una classe quinta di un istituto tecnico che è in stage. Non riesco ad inserire la domanda di aggiornamento. Vengo esclusa dalla graduatoria. Perdo tutto. Vent’anni di lavoro buttato alle ortiche. Il mio ricorso verrà bocciato dal giudice del lavoro. Torno indietro di vent’anni. Faccio domanda per l’inserimento in graduatoria d’istituto e ricomincio col Sostegno. Ora credo mi rimanga ben poca lucidità e ben poca voglia di ricominciare da capo con un nuovo concorso e una nuova graduatoria. La mia scelta è stata quella di non rispondere alle domande riguardanti la materia. E’ giusto che questo concorso lo passino i neolaureati e i colleghi giovani. Io mi inventerò qualcosa per poter dare da mangiare a mia figlia, e se la scuola non mi vuole, me ne farò pure una ragione” .
Una storia amara, con un finale ancora più amaro. Il mio augurio è che anche per questa collega, che casualmente immagino donna, comunque, persona “sfortunata” e per sua figlia, giunga presto quella luce che ha più volte intravisto ma che ancora non ha illuminato il suo destino.