E così, all’ultimo momento, praticamente in zona Cesarini, al Ministero dell’Istruzione su indicazione della Lega è andato Marco Bussetti, dirigente dell’Usr della Lombardia.
Per dire se questa sia una scelta giusta o sbagliata bisognerà aspettare qualche mese e valutare il nuovo ministro rispetto alle decisioni che prenderà.
Per intanto si possono però fare alcune considerazioni di carattere generale.
Come prima cosa c’è da chiedersi per quale motivo il Ministero non sia stato assegnato al M5S che pure sul tema della scuola aveva puntato molto in campagna elettorale.
Anzi per essere più precisi: il M5S è stato costretto a ritirarsi o ha spontaneamente scelto di cedere il Ministero alla Lega?
Difficile dare una risposta. I bene informati dicono che il M5S ci teneva molto ad ottenere il posto ma che alla fine hanno dovuto lasciare per una questione di equilibri interni alle due forze di maggioranza.
Ma c’è anche un’altra versione: sembra che, al momento di stilare il “patto di Governo” Di Maio si sia accorto che per intervenire sulla scuola secondo quanto “promesso” in campagna elettorale (stipendi europei per i docenti, riduzione del numero degli alunni per classe, estensione del tempo pieno, generalizzazione della scuola dell’infanzia statale e degli asili nido, sviluppo della didattica digitale) ci vogliono risorse fresche, e anche tante, e non bastano nè il taglio dei finanziamenti al sistema paritario né l’eliminazione del bonus premiale o della carta del docente.
Insomma, diciamo che, arrivati al dunque, il M5S potrebbe essersi reso conto che la poltrona del Miur è una delle più scomode e difficili dell’intero esecutivo.
A questo punto Di Maio può aver pensato che, tutto sommato, sul piano politico potrebbe essere più vantaggioso lasciare la patata bollente nelle mani della Lega.
Ma la scelta presenta dei rischi, soprattutto se il Governo dovesse durare anche oltre l’autunno del 2018.
Fra 6 mesi, se alcune operazioni richieste a viva voce dal mondo della scuola in questi 3 anni (cancellazione della legge 107 innanzitutto) non dovessero prendere avvio il M5S non potrebbe scaricare tutta la responsabilità sulla Lega senza mettere a repentaglio i rapporti con gli alleati (o se si preferisce con la parte con cui è stato firmato il contratto).
Ma questi sono problemi che si potranno e dovranno affrontare più avanti, perché per il momento si tratta di capire cosa succederà nell’immediato, a partire dalle spinose questioni dei diplomati magistrale, della mobilità annuale (assegnazioni e utilizzazioni) e della chiamata diretta.
Nei social per il momento c’è un clima di incertezza anche se qua e là emerge anche il disappunto di coloro che si aspettavano un Ministro scelto fra coloro che avevano contrastato la legge 107.
Un fatto è certo: Marco Bussetti non avrà vita facile, anche perchè di Ministri che abbiano avuto vita facile a Viale Trastevere non ne ricordiamo nessuno.
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