Anche quest’anno il Miur si è preso gioco del personale educativo. Al danno dell’esclusione del la categoria dalla L. 107/15, negando di fatto al personale educativo di avere un organico dell’autonomia ottenendo posti di potenziamento, così da consentire il superamento del blocco degli organici imposto con la riforma Gelmini, passando per il mancato riconoscimento della Carta docente, ottenuto in seguito con ricorso al TAR Lazio, fa seguito anche la beffa relativa all’esiguo numero di immissioni in ruolo autorizzato pochi giorni fa dal MEF.
A fronte dei 312 posti disponibili nei convitti ed educandati dell’intera penisola, appena 51 sono stati i posti autorizzati per le immissioni, quindi una misera goccia nel mare. Questa esiguità di assunzioni viene colta come un’offesa da tutto il personale educativo sia di ruolo che precari che in molti casi si trova ad operare nei convitti con carenza di organico e quindi in numero inadeguato per garantire un buon operato.
Il Ministro dimentica che le istituzioni educative sono pubbliche ed in quanto tali devono anch’esse preservare il diritto allo studio costituzionalmente garantito dalla nostra Carta Costituzionale ad ogni singolo cittadino. Questo diritto viene meno quando i ragazzi non possono contare sull’ assistenza assidua e continua di una figura di riferimento nei convitti, qual è quella dell’istitutore.
Le famiglie iscrivono i propri figli nei convitti ed educandati non per esibire uno status, ma lo fanno per necessità, lo fanno perché le loro abitazioni sono distanti dalle scuole frequentate dai loro figli o perché la società capitalista richiede ad entrambi i genitori di lavorare per sopravvivere. Quindi il Ministro deve sapere che ridurre all’osso gli organici dei convitti o negare i diritti del personale educativo vuol dire negare il diritto allo studio a ragazzi che vedono nei convitti la loro casa e nei quali spesso ripongono le loro speranze ed i loro sogni per avere un futuro migliore.
Tante sono le istituzioni educative d’eccellenza, sia di grandi dimensioni, come ad esempio il Convitto Nazionale Cutelli di Catania, l’Educandato Agli Angeli di Verona, l’educandato Uccellis di Udine che piccole come il Convitto annesso IPSSAR Mattei di Vieste che, come tutte le istituzioni educative, ogni anno consegnano al mondo del lavoro ed accademico ragazzi con una preparazione notevole. Di anno in anno nelle istituzioni educative cresce il numero degli iscritti ai quali non corrisponde spesso un adeguato aumento del numero di educatori e quindi si è costretti a lavorare con sofferenza di organico, ma non certamente di spirito, poiché nonostante tutto si lavora per i ragazzi. Ciò non basta ad attirare la giusta attenzione del Miur che continua a fare” orecchie da mercante” nonostante le istanze e ricorsi inoltrati nei confronti del ministero dal personale educativo personalmente, baipassando anche i mondo sindacale che quasi nulla ha fatto e continua a fare per questa categoria.
Ed è per questo che noi del gruppo Legali per il Personale Educativo raccogliamo il grido in coro dell’intera categoria degli istitutori che dice “BASTA!” Un basta! Per essere sempre considerati una categoria di docenti di serie B; un basta! Per essere sempre messi nel dimenticatoio; un basta! Perché siamo gli unici docenti che per ottenere un diritto acquisito deve ricorrere giudizialmente.
Il Gruppo Legali per il Personale Educativo ha quindi deciso di denunciare pubblicamente queste mancanze e chiede al Ministro di porre rimedio garantendo una parità di diritti a tutto il personale docente, una maggiore attenzione alle nostre problematiche, ad intervenire eliminando il blocco degli organici ed intraprendere un adeguato piano assunzionale introducendo la figura degli istitutori con l’attivazione di orario di semiconvitto in ogni istituzione scolastica oltre a rilanciare le istituzioni educative già presenti sul territorio italiano, nonché a prevedere l’istituzione di un organico di potenziamento anche per il personale educativo.
Stanchi di essere bistrattati non accettiamo di rimanere nell’oblio e chiediamo e rivendichiamo un nostro diritto, ovvero quello di essere e poter fare gli istitutori. Un grido che speriamo fiduciosi arrivi al MIUR e che possa finalmente riuscire a farci ottenere la giusta attenzione che meritiamo.