Intanto il ministero non sembra più così sicuro delle sue proposte di addossare 6 ore in più ai professori a costo zero e, dopo la bocciatura universale annunciata da tutti i partiti che sostengono e non sostengono il governo, ha deciso di rivedere la sua proposta che ha diramato come contributo di generosità da parte dei docenti.
E se tutti i partiti sono contrari a questa sorta di stangata morale sulla pelle dei professori, tutti i sindacati non sono da meno, anzi; la Flc-Cgil, per bocca del segretario Domenico Pantaleo, continua a dirsi disponibile a ricompattare quell’unità sindacale, andata a ramengo da qualche anno, proprio sulle vie di una protesta unitaria contro l’aumento delle ore ai docenti. Ma sono i docenti che soprattutto si stanno mobilitando anche in modo spontaneo e all’interno di singole scuole, votando ordini del giorno e iniziative per contrastare delle norme ritenute, e lo sono, pesantissime e prive di qualunque logica culturale, didattica e funzionale all’insegnamento.
Ma anche il Codacons è pronto a farsi promotore di una class action se i contestati articoli del ddl non verranno cancellati. “Un provvedimento che incrementa le ore di lavoro senza aumentare proporzionalmente la retribuzione dei lavoratori, è palesemente incostituzionale e, come tale, annullabile”, assicura il Codacons.
La conferma che si sta lavorando a una alternativa alle 6 ore per non stravolgere i vincoli finanziari previsti dalla spending review viene direttamente dal ministero che infatti deve risparmiare 182,9 milioni di euro per il 2013, per il 2014: 172,7 milioni e per il 2015: 236,7 milioni di euro.
“Ogni suggerimento ed eventuale modifica sarà il benvenuto” ha detto il ministro Profumo la scorsa settimana e i parlamentari, come abbiamo documentato, si sono messi al lavoro per consigliare, emendare, raschiare altri barili. Intanto i deputati Pd dicono ai prof “In Parlamento ci impegneremo per cambiare una norma iniqua e che svilisce la dignità degli insegnanti”. E una promessa è una promessa
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