Una docente disabile al 100 per cento aveva chiesto al dirigente della scuola dove prestava servizio di poter usufruire, alternativamente, dei permessi giornalieri e orari previsti dalla legge 104/1992.
Per contro, il capo d’istituto le aveva riconosciuto solo i permessi giornalieri. Di qui l’esperimento dell’azione giudiziale, che terminava con la condanna del preside e l’esecuzione del disposto legislativo. L’anno successivo (quello in corso) il dirigente ripartiva alla carica e negava alla docente, peraltro titolare di un rapporto part time, il cosiddetto giorno libero, distribuendole l’orario di servizio (12 ore) in 6 giorni. Dopo una serie di tentativi bonari, la docente si risolveva, infine, a ricorrere ad una protesta ufficiale, nella quale citava anche un nostro precedente articolo dedicato alla questione. E dopo tale iniziativa, finalmente, il dirigente si decideva ad attribuirle il dovuto.
Ancora una volta, dunque, viene posta all’attenzione dei mass media una vicenda di mobbing, che. questa volta, ha dell’incredibile. Resta il fatto che, molto spesso, queste azioni illecite sono subite in silenzio, anche per la mancanza di strumenti di tutela diversi da quelli relativi all’azione giudiziale, peraltro piuttosto onerosa. I dettagli della vicenda e la copia dell’atto rimostranza sono rinvenibili sul sito internet in "Ulteriori approfondimenti".
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