Entro i prossimi cinque anni circa un terzo delle competenze richieste nel mondo del lavoro riguarderà aspetti che oggi risultano ancora marginali.
Le professioni del futuro si baseranno su “soft skills” ovvero capacità di risolvere problemi, di lavorare e collaborare in gruppo, di comunicare in modo efficace, di resistere a fattori ambientali come lo stress o un cattivo ambiente di lavoro.
Se n’è parlato in un incontro dal titolo “Non cognitive skill: la materia oscura che muove lo sviluppo” promosso da Fondazione per la Sussidiarietà con il contributo di Nestlè Italiana e Accenture Italia.
È emerso inoltre, che oltre la metà dei lavori che saranno svolti tra vent’anni devono essere ancora inventati e il 50% di quelli esistenti verrà automatizzato. All’incontro ha partecipato il viceministro dell’istruzione Anna Ascani.
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