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Il monito della Chiesa: basta ‘indottrinamenti’, la scuola non corrompa più i giovani

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Basta ‘indottrinamenti’, la scuola non deve corrompere i giovani e dia veramente la possibilità alle famiglie di scegliere gli istituti cattolici. Il monito è del card. Angelo Bagnasco ed è giunto in apertura del Consiglio della Conferenza episcopale italiana, il 24 marzo.

Bagnasco ha annunciato che di questo tema si parlerà nel corso del raduno per la scuola promosso dalla Cei il 10 maggio prossimo in piazza San Pietro con il Papa “davanti a Lui e con Lui”: in quell’occasione “riaffermeremo l’urgenza del compito educativo; la sacrosanta libertà dei genitori nell’educare i figli; il grave dovere della società – a tutti i livelli e forme – di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica”.

“Essa – ha continuato Bagnasco – è un patrimonio storico e plurale del nostro Paese, offrendo un servizio pubblico seppure in mezzo a grandi difficoltà e a prezzo di sacrifici imposti dall’ingiustizia degli uomini: ingiustizia che i responsabili fanno finta di non vedere pur sapendo – tra l’altro – l’enorme risparmio che lo Stato accantona ogni anno grazie a questa peculiare presenza”, afferma il presidente della Cei nella prolusione al Consiglio episcopale permanente. “È in questo orizzonte che riaffermiamo il primato della persona, e quindi la tutela che si deve ad ogni persona specialmente se in situazione di fragilità – contro ogni forma di discriminazione e violenza”, ha aggiunto.

“La lettura ideologica del ‘genere'” è oggi “una vera dittatura”, che “vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni”, ha continuato Bagnasco, sempre in apertura del Consiglio Cei. “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione?”, osserva.

Il presidente della Cei, parlando di “logica distorta e ideologica”, fa riferimento alla “recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo ‘Educare alla diversità a scuola’, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado”. “In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta -, in realtà mirano a ‘istillare’ (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte”, sottolinea Bagnasco. Secondo il presidente dei vescovi italiani, però, “i figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti”. E sollecita a che “i genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”.

Le parole di Bagnasco non sorprendono. L’allontanamento degli alunni verso la religione cattolica è lento ma costante. Le iscrizioni alle scuole cattoliche tengono, ma sono continuamente minacciate dallo spettro dei tagli dei finanziamenti. Il monito di Bagnasco rappresenta quindi un chiaro messaggio alle istituzioni e al Governo italiano.