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Il monito di Napolitano: si investa nell’istruzione

Investire risorse, energie e capacità nell’istruzione, senza prendere esempio dalla politica: è il monito lanciato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico svolta il 24 settembre nel cortile del Quirinale durante la quale sono intervenuti personaggi della cultura e dello spettacolo.
Il Capo dello Stato, di fronte a centinaia di studenti ed insegnanti, ha spiegato che la via per migliorare lo stato della scuola italiana non può essere quella delle riforme ad ogni costo: serve, piuttosto, continuità perchè “la scuola – ha sottolineato Napolitano – esige scelte di lungo periodo, tenace continuità nel perseguire gli obiettivi fondamentali: non si può ricominciare tutto da capo ogni volta che cambia il governo”. Ma “non può forse aiutare tutti, in questo sforzo da compiere nella nostra scuola – ha detto il Presidente – l’esempio che dovrebbe venire dai vertici della politica e delle istituzioni? Ebbene, è a ciò che tende, care ragazze e cari ragazzi, qualche appello scomodo del presidente della Repubblica”.
La serata di gala, condotta da Fabrizio Frizzi e trasmessa in diretta tv dalla Rai, ha rappresentato l’occasione per ricordare quanto c’è ancora da fare sul fronte delle disuguaglianze in tema di istruzione: a farne menzione è stato lo stesso Presidente della Repubblica, il quale non ha nascosto come la scuola italiana sia ancora segnata da “profondi divari tra il Nord, dove la macchina dell’istruzione è molto più efficiente, il Centro e il Sud”.
Come dal fatto che “si registrano differenze nei risultati fra scuole e fra studenti, a danno dei giovani la cui condizione sociale ed economica è meno favorevole”. E’ invece “fondamentale” che la scuola italiana “venga percepita da tutti come il principale motore di uguaglianza”. Altro punto dolente, ha ricordato da Napolitano, è stato quello della crescita numerica dei fenomeni di bullismo, definii dal Presidente “fenomeni di stupida volgarità e prevaricazione nei confronti dei più deboli in profondo contrasto con la cultura democratica. Per questo dobbiamo in fretta voltare pagina”.
Il sogno del Capo dello Stato, è quello di vivere in uno Stato che aiuti gli studenti “a superare gli ostacoli che si oppongono alla piena realizzazione dei loro talenti e delle loro aspirazioni: produrre competenze e ridurre disuguaglianza – ha concluso il Presidente – sono i compiti primari dell’istruzione pubblica ed è bene che questi compiti siano svolti con estrema cura”.
Un chiaro riferimento all’uguaglianza di diritti e di trattamento è stato fatto, sempre nel corso della cerimonia, anche dal Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, secondo il quale bisognava inasprire la lotta al bullismo e alle intolleranze attraverso sanzioni più pesanti reclamando “primo fra tutti il rispetto della legalità: non è accettabile e non è tollerabile nessuna forma di violenza, nessun atto che leda la dignità della persona. Proprio perché la, scuola è il luogo dell’educazione non è consentito – ha continuato il Ministro – a nessuno immaginare di farne una sorta di porto franco dell’assunzione di responsabilità”.
Fioroni ha poi sottolineato di non aver “voluto fare grandi riforme che stravolgessero – rivolgendosi agli studenti – ancora una volta le vostre giornate e il nostro sistema di istruzione”. Il Ministro ha voluto indicare alla platea le priorità su cui ha puntato il Governo per rinnovare la scuola italiana, ad iniziare dalla volontà di tornare a dedicare più tempo allo studio dell’italiano, della matematica e in generale delle materie scientifiche: “Abbiamo concentrato gli sforzi perché queste basi di cultura e conoscenza siano acquisite prima che sia troppo tardi”. Il Ministro ha specificato la volontà di rinnovamento incentrata su “un lavoro che aiuti ad acquisire prima di tutto la padronanza della lingua italiana perché, come scriveva don Milani, ‘io sono sicuro che la differenza fra il mio figliolo e il vostro non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa: la Parola'”.
Un accenno è stato fatto alla volontà di migliorare le alte percentuali di insufficienze che hanno contraddistinto la scuola italiana negli ultimi anni: “Ho voluto predisporre – ha detto Fioroni – norme e risorse perché le scuole assicurino lo svolgimento dei corsi di recupero e perché la carriera scolastica abbia un valore per l’ammissione all’università e per premiare le eccellenze anche con incentivi economici”.
Il Ministro ha ribadito la volontà da parte del ministero di non abbassare la soglia nei confronti del sostegno: “Sono pochi i Paesi in cui si attua come da noi una politica seria per l’integrazione dei diversamente abili. Occorre però che la scuola non sia lasciata sola in questo compito caricando tutte le responsabilità sull’insegnante di sostegno: è necessario – ha sottolineato Fioroni – un patto tra le diverse istituzioni, la scuola, la famiglia, per creare condizioni che diano a tutti pari opportunità”.
L’ultimo riferimento è stato fatto all’elevazione del nuovo obbligo di istruzione a 16 anni: “L’obiettivo – ha concluso il Ministro – non è far fare a tutti lo stesso percorso ma far sì che tutti acquisiscano quei saperi e quelle competenze essenziali per conseguire un diploma o una qualifica professionale entro i 18 anni”.
Fioroni ha anche voluto consegnare di persona il premio, costituito da una borsa di studio, a una studentessa di Reggio Calabria, uno studente di Firenze e uno di Cuneo estratti a sorte tra quelli che hanno conseguito il punteggio di 100 con lode al termine dell’ultima maturità.
Alessandro Giuliani

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