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Il mutuo insegnamento può trasformare un gruppo di alunni e alunne difficili da gestire in una classe attiva e solidale?

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Quante volte, in classe, abbiamo assistito a ripicche, a competizione, ad alunni e alunne che vedono in un buon voto il superamento in graduatoria di un compagno di classe piuttosto che una tappa del proprio percorso educativo?

Tutto questo, oltre che a creare un pessimo clima in aula, rende più difficoltoso l’apprendimento che è, in realtà, un atto collettivo.

Il mutuo insegnamento può venirci in soccorso.

Prenota il tuo posto al 5° convegno nazionale online: “A scuola si impara dai compagni” giovedì 29 agosto 2024 dalle ore 9 alle ore 13 a questo link: https://www.metododanielenovara.it/prodotto/a-scuola-si-impara-dai-compagni-convegno-2024/

La disposizione della classe

Favorire il processo di mutuo insegnamento è una questione strettamente pedagogica e didattica. Pensiamo solo alla collocazione dell’aula che in quella tradizionale, gestita da operatori che hanno alle spalle la vecchia immagine della classe di una volta che è frontale, c’è la cattedra e di fronte tutti i banchi

Serve una disposizione flessibile, plastica, dove si possono comporre e ricomporre i banchi, le sedie, i tappetoni, lo stare in piedi e seduti, muoversi, alzarsi. La classe deve essere uno spazio modulabile, in modo che da subito gli alunni capiscano, ad esempio, che mettendo i banchi assieme e le sedie assieme incominciano a comporre una precisa disposizione al lavoro comune.

L’abbandono della lezione frontale

Il secondo elemento per favorire il mutuo insegnamento è l’abbandono della lezione frontale come metodo principale. Se noi vogliamo una didattica sociale bisogna che questa abbia anche una sua coerenza. Ricordo quando negli anni ’90 andavo nelle scuole e c’era sempre l’insegnante che mi diceva che non faceva il lavoro di gruppo per il rischio di troppa confusione. Ma se si fa lavoro di gruppo una volta al mese e logico che quello diventa un momento carnevalesco e non un momento scolastico. Noi dobbiamo decidere se vogliamo una didattica sociale o una didattica unidirezionale e individualistica, non individualizzata.

Il lavoro sociale tra gli alunni

Il lavoro di mutuo insegnamento va predisposto. La fossilizzazione dell’orario di lavoro degli insegnanti, basato unicamente sulle ore di lezione, non stia più in piedi. Gli insegnanti fanno molte più ore di quelle che risultano dai contratti perché l’orario di lezione non è l’orario di lavoro.  Preparare un lavoro significa essere in grado di preparare anche gli spazi di lavoro dei nostri alunni. Creare situazioni stimolo, situazioni di laboratorio, quelle occasioni dove, ad esempio attraverso il mutuo insegnamento, gli alunni imparano a lavorare insieme. Ma se non c’è uno spazio di progettazione è logico che l’insegnante adotta i metodi di quando era a sua volta alunno, cioè parlare e sperare che qualcuno lo ascolti.

Quelli qui riportati sono solo alcuni spunti.  Per approfondire sul mutuo insegnamento, scoprendo nuove tecniche da mettere subito in pratica, partecipa a “A scuola si impara dai compagni”, il convegno del CPP di Daniele Novara che si svolgerà online il 29 agosto.

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I CONTENUTI DELL’ARTICOLO SOPRA RIPORTATI SONO DI CARATTERE PUBBLICITARIO