La tanto discussa e vituperata legge 107 della “Buona Scuola” ha omesso un aspetto importantissimo della scuola di oggi che, purtroppo, è venuto memo da qualche tempo: il rispetto delle regole da parte degli alunni ed anche degli operatori scolastici.
La scuola non ha bisogno solo di soldi, di progetti, di PON e quant’altro. La scuola ha necessità di rispetto delle regole certe e condivise da tutta la comunità scolastica.
Il rispetto delle regole non abbisogna dei soldi per funzionare, ma di uno strumento importante che le nuove generazioni ignorano, ossia la buona educazione che non si compra ma si costruisce all’interno del nucleo familiare.
Bisogna, quindi, in primis, far rispettare le regole, perché una volta varcata la soglia delle istituzioni scolastiche esistono, come in altri campi, delle regole precise e chi le viola ne deve pagare le conseguenze.
Potrebbero sembrare delle cose ovvie, ma rispettare le regole, cioè le persone, i luoghi, gli ambienti di condivisione è un investimento a costo zero.
L’unico investimento sicuro che ridà l’autorevolezza sociale degli insegnanti che è a pezzi e che sta portando verso un imbarbarimento della società.
E’ necessario puntare prima su questo problema se si vuole mettere l’istruzione al centro dell’economia che muove il Paese. Il fattore economico, altrettanto importante, non restituisce, da solo, la dignità ai docenti. La dignità la dà solo il ripristino dello stato di diritto e il rispetto delle regole.
Nient’altro e questa è la direzione da seguire. Senza le regole c’è una società da giungla, una società di sfaccendati che noi e solo noi dobbiamo mantenere.
I lavoratori di oggi manterranno coloro che oggi stesso non rispettano le regole!
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