Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2022, intervistato dal Messaggero, anticipa i progetti per implementare, con un gruppo di lavoro voluto dal ministro Valditara, l’insegnamento delle materie scientifiche nelle scuole.
“Gli studenti -esordisce il Nobel- devono poter avvicinarsi allo studio della fisica, ad esempio, in maniera pratica, concreta. Devono poter vedere o realizzare loro stessi gli esperimenti: per passare all’astrazione, bisogna prima toccare con mano” e per farlo occorre iniziare “il prima possibile, dalla scuola dell’infanzia, poi deve continuare alle elementari, alle medie e così via”.
Su tale progetto, continua Parisi, sta partendo una collaborazione “tra la Fondazione dei Lincei e il Comune di Roma. Andiamo a formare le educatrici della scuola dell’infanzia per far sì che i bambini possano avvicinarsi, alla matematica, alla fisica o alla geometria nella maniera più naturale possibile”.
“Ovviamente servono gli strumenti giusti, adatti ai bambini dai 3 ai 5 anni. Consideriamo che a quell’età, come espresso in maniera molto forte da Maria Montessori, i piccoli sono “naturalmente scienziati”. Quindi è il momento giusto per farli avvicinare a questi temi”.
Semplificando, spiega il Premio Nobel, “La matematica e la fisica possono diventare un gioco: si possono creare delle bilance, ad esempio, con i pesi più grandi e più piccoli e far vedere ai bambini quel che succede, o il travaso di acqua. Penso al lavoro svolto da Emma Castelnuovo che portava in classe fogli di carta, pieghevoli adatti a costruire figure, per spiegare la geometria alle medie e farla vedere concretamente ai suoi alunni. Il pensiero astratto è il punto di arrivo, non di partenza: bisogna partire infatti dal concreto”.
L’obiettivo da raggiungere è “una maggiore conoscenza, diffusa, delle materie scientifiche sia per far avvicinare i ragazzi allo studio, sia per migliorane l’apprendimento”.
“Per le materie Stem -continua ancora Parisi- dobbiamo fare in modo che chiunque ne conosca le basi. Anche chi poi non andrà a studiare fisica all’università: è importante che ci sia una formazione costante durante la carriera scolastica dei ragazzi. Si tratta di materie molto concrete, dobbiamo trasmetterle agli studenti e fare in modo che, a tutti, ne rimangano gli insegnamenti”.
Tuttavia per il Nobel un problema importante riguarda la dispersione scolastica per cui occorre non dobbiamo perdere nessuno per strada. “Pensiamo alle famiglie disagiate: ci sono persone che hanno bisogno di lavorare e anche se un ragazzo non è brillante negli studi va a lavorare lo stesso. Purtroppo è ancora così. Sono storie difficili a cui trovare una soluzione. La “dispersione” maggiore è quella degli studenti che potrebbero andare all’università che poi non ci vanno. E così restiamo sempre indietro per il numero di studenti che terminano l’università”
“Siamo uno degli ultimi Paesi in Europa per studenti che si laureano all’università. Con percentuali molto basse, anche meno della metà degli altri Paesi. I laureati hanno una cultura generale che li aiuta in tutto il corso della vita. Lo studio insegna alle persone come analizzare e risolvere i problemi, anche quelli della vita”.
E dunque per Parisi è fondamentale “il diritto allo studio, bisogna potenziare le borse di studio soprattutto per i meno abbienti. Penso anche agli universitari, ai fuori sede che vivono forti disagi se non possono accedere a un alloggio, bisogna costruire case per gli studenti. Gli affitti nelle grandi città sono esorbitanti. Lo studio è importante, i ragazzi vanno sostenuti”.