” La preoccupazione principale della scuola dell’obbligo, specie in un Paese come l’Italia con i tassi di abbandono scolastico tra i più alti d’Europa, dovrebbe essere non lasciare nessuno indietro e garantire, abbattendo ostacoli economici e sociali, il diritto allo studio e al successo formativo. Quello che si è scelto di fare al Datini di Prato è l’esatto opposto. Un esempio di come l’autonomia scolastica dei singoli istituti possa tradursi, tramite gestioni manageriali e privatistiche da parte delle dirigenze, in esperimenti assolutamente negativi che minacciano lo stesso carattere pubblico dell’istruzione, un precedente preoccupante che il MIUR si dovrebbe impegnare a stoppare con la massima celerità, trasformando in fatti le criticità già espresse in questi giorni. Il numero chiuso si estende anche a scuola, minacciando il diritto allo studio di tante e tanti “. Una presa di posizione che evidenzia, a parere degli studenti, le gestioni manageriali e privatistiche da parte delle dirigenze scolastiche, a volte miopi nei confronti del diritto allo studio. Si ricorda che il diritto allo studio rappresenta uno degli strumenti più importanti per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona e per dare attuazione, quindi, a quell’eguaglianza sostanziale fra cittadini abbienti e meno abbienti che è alla base dell’art. 3 della Costituzione (secondo comma). Forse prima di prendere certe decisioni sull’accesso all’iscrizione, si dovrebbero analizzare con maggiore attenzione gli artt. 33 e 34 della Costituzione, quelli che più da vicino riguardano la libertà di insegnamento e il principio che la scuola è aperta a tutti.
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