Non so se quello emergente sarà un buon governo, ma è importante dire che in economia è possibile anche un modello keynesiano e non soltanto di “austerity” con politiche di bilancio assolutamente restrittive.
Certo, in questi giorni le “bocche di cannone” e le “forze corazzate” sono state schierate e i partiti puniti a causa della propria insipienza dagli elettori si sono compattati contro l’ipotesi di un governo che non può vederli protagonisti (e non vogliono fare i “comprimari”, magari con un gesto di umiltà che però potrebbe rivelarsi una opportunità per un rilancio) perché hanno disperso un grande patrimonio di voti a favore dei due raggruppamenti che sembrano avviati a costituire il nuovo esecutivo.
Nel frattempo, gli “eurocrati” mai eletti dai cittadini entrano “a gamba tesa” (secondo tradizione ormai consolidata) per far “saltare il banco”, aumenta lo spread fra Btp e “Bund” tedeschi (scenario già visto) e gli speculatori finanziari cominciano le manovre per minacciare chi “non sta in riga” (ma si sa “i mercati” e la finanza, che nulla ha a che vedere con l’economia reale, comandano la politica, che invece dovrebbe governare “i mercati”!) . C’è chi prospetta scenari apocalittici (come se in questi anni ce la siamo passati bene, con la povertà che è aumentata sempre più! E i ricchi che diventano sempre più ricchi).
I giornali fedeli all’establishment “fanno muro” compatti e c’è chi le spara grosse e parla di “barbari a Roma” paragonando M5S e Lega ai Visigoti di Alarico (tra l’altro lo storico Luciano Canfora “bacchetta” il Financial Times, attribuendo ai suoi redattori una scarsa conoscenza della storia). E le “bufale ben orchestrate” imperversano in tante trasmissioni e organi di informazione, paventando crisi terribili (magari con “contorno di sorrisetti” quando sembra che l’accordo governativo vacilli).
Ora, non è che un governo Lega-5 Stelle mi esalti, ma chi ci ha governato nell’ultimo decennio francamente non può ergersi a “difensore della Patria”, come se tornasse da Marte e non fosse invece responsabile di provvedimenti che hanno accentuato la crisi della politica e del Paese (vantando, mi riferisco al passato più recente, successi assai modesti in un momento di congiunture favorevoli dove infatti altri Paesi hanno avuto una crescita più consistente).
I partiti che hanno avuto risultati assai deludenti (per usare un eufemismo!) mostrano stupore, preoccupazione e persino sarcasmo per questa “strana alleanza” tra forze politiche che hanno qualche punto di vicinanza ma molti altri assai differenti, ma dimenticano che loro stessi hanno votato a favore della nuova legge elettorale (per la cronaca, contrari sono stati il Movimento 5 Stelle, Articolo 1-MDP e Sinistra Italia-Possibile), il cosiddetto “Rosatellum”, che si sapeva non avrebbe presumibilmente (come puntualmente avvenuto) dato una maggioranza di governo al Paese. Ma quello che non immaginavano i due partiti più puniti dagli elettori, Pd e Forza Italia, è proprio il loro “flop” elettorale (forse qualcuno sperava invece che non venendo fuori dalle urne elettorali una maggioranza si potesse fare poi un governo tipo “Grosse Koalition” all’italiana, proprio tra Pd e Forza Italia? Conti assai sbagliati, evidentemente).
Adesso Matteo Renzi sfida la nuova maggioranza che pare si sia formata e si chiede se avranno la forza di cancellare le sue riforme (compresa quella autodefinita della “buona scuola”). Era l’atteso “rottamatore” (che brutto termine) ma mi sembra che sia riuscito a “rottamare” il suo partito, tra fughe, scissioni e soprattutto voragine di voti persi alle ultime consultazioni elettorali. Ma non gli viene in mente che forse molte delle sue riforme non erano così buone, che non sono state gradite dagli italiani? Probabilmente non lo sfiora l’idea, visto che più volte ha detto che l’errore è stato di non spiegare bene le riforme, cioè se ben intendo gli interventi messi in atto dal governo da lui presieduto sono stati ottimi e l’unico difetto è stata una mancanza di adeguata comunicazione (e magari, a dirla tutta, sono stati i cittadini a non capirlo!). Vallo a spiegare a chi, giusto per fare un solo esempio, ha dovuto restituire il bonus di 80 euro concesso in busta paga non perché ha ecceduto la soglia annuale massima di reddito per beneficiarne bensì perché si è ritrovato sotto quella minima (peraltro il motivo per il quale è stata fissata, con una logica che a me pare un po’ cinica, una soglia minima è lungo da spiegare e mi astengo quindi dal farlo), magari perché nel frattempo ha perso il lavoro o l’indennità di disoccupazione!!
E che dire di Silvio Berlusconi che adesso (parlando di sé in terza persona…) si autocandida al governo del Paese, dicendo che non ci sono altri politici con la sua esperienza e immagino con la sua… credibilità nazionale ed internazionale!
Spesso in passato si è sentita la frase “non tirate la giacchetta al Presidente della Repubblica”, ma adesso mi sembra che “la giacchetta” di Sergio Mattarella debba essersi allungata tanto, visto che qualcuno (spesso gli stessi che usavano tempo addietro quell’espressione) spera che il Capo dello Stato sia l’ultimo baluardo per impedire la formazione di un governo “ostile”.
Insomma, sembra che sia in atto una sorta di…. “Restaurazione preventiva”!
Sarebbe opportuno prima capire bene cosa propongono esattamente i due schieramenti che sembrano aver faticosamente (e probabilmente un po’ forzatamente) trovato un accordo (“cementato” anche grazie alle minacce e ai “diktat” dell’Ue!). Ad esempio non ho visto nelle tantissime trasmissioni televisive né su molti giornali interviste ad economisti appartenenti ai due partiti in questione (…magari erano sempre impegnati nel serrato confronto sul “contratto”: il temine “accordo” non era meglio?), anche per farsi spiegare le cifre esatte che secondo loro servono per le riforme prospettate, invece di assistere al “balletto di cifre” (spesso al rialzo rispetto a quanto dichiarato dai due schieramenti dialoganti). Insomma, soprattutto per un confronto di tesi differenti. Invece ecco l’immancabile Cottarelli (fatto diventare, sicuramente oltre le sue intenzioni, una specie di “oracolo di Delfi”, senza nemmeno essere sottoposto ad “esame critico” da Socrate!). E poi Bankitalia che boccia la proposta di revisione della legge pensionistica e che magari farebbe meglio a rendere più efficace l’azione di vigilanza sul sistema finanziario e sulla gestione delle banche.
A proposito della riforma sull’età pensionabile, leggo le dichiarazioni della Fornero riportate anche in un articolo pubblicato su questo sito: “chiunque sarà al governo non potrà abrogare la riforma delle pensioni che porta il mio nome” (…ad imperitura memoria?). “Penso – avrebbe aggiunto l’ex ministro del Lavoro del governo Monti (quello che quando era Presidente del Consiglio diceva ai giovani “che noia il posto fisso”, ma che non ha rinunciato alla carica di senatore a vita, chissà che noia!!) – sia necessaria una educazione economica e finanziaria per tutti i cittadini” (magari “una educazione economica e finanziaria” sarebbe utile alla stessa ex ministra, visto che “la legge che porta il suo nome” ha determinato – a parte un allungamento dell’età pensionabile che non ha eguali nell’Unione europea – un gran numero di “esodati”: della serie “ops, non ci avevo riflettuto”!!). E quando si chiede “Se dovessero chiamarmi per domandarmi come modificare la mia legge?” (a parte perché mai un nuovo governo dovrebbe consultare lei??) non so se viene da sorridere o da piangere…
E chi osteggia una nuova riforma delle pensioni (sembra poi che il costo di una sua revisione non avrebbe cifre esorbitanti – è costato più caro il salvataggio delle banche in crisi a causa della cattiva gestione -e magari “reddito di cittadinanza” e soprattutto “flax tax” sarebbero ben più onerosi) cita anche il presidente dell’Inps Boeri che a sua volta ha manifestato contrarietà sui possibili interventi sulla legge Fornero, come accennato in un altro articolo nel quale peraltro sottolineavo che l’Inps dovrebbe farsi autonomamente carico di rimediare al grave problema dei contributi previdenziali di dipendenti della Pubblica amministrazione (quindi anche docenti e personale Ata) non presenti nell’estratto conto contributivo di molti lavoratori, soprattutto negli anni della gestione dell’ex Inpdap, ed evitare che debbano essere i lavoratori interessati, già danneggiati, a darsi da fare per evitare la prescrizione di quei contributi mancanti.
Ma sul tema pensionistico non la pensano così i sindacati, anche se con sfumature diverse. Ad esempio, il segretario confederale della Uil Domenico Proietti ha affermato: “Tra le tante cose importanti che il nuovo Governo dovrà affrontare c’è la necessità di continuare a cambiare la legge Fornero sulle pensioni”. Per Proietti occorre “introdurre una flessibilità di accesso alla pensione per tutti i lavoratori intorno ai 63 anni”, anche “al fine di contribuire a favorire il turn over nel mercato del lavoro con riflessi positivi per le giovani generazioni”.
Ma soprattutto è la maggioranza del popolo italiano (lo dimostra il risultato del voto di marzo, che rappresentando la volontà popolare andrebbe democraticamente rispettato, ma anche tutta una serie di sondaggi effettuati) che non la pensa come Cottarelli, Fornero e compagnia, né come gli “eurocrati” che, fra i tanti demeriti, sono riusciti nel compito di ridurre sul lastrico il popolo greco (e poi ci si stupisce perché in molti reputano la Ue, così come è adesso, una “matrigna spietata”!).
L’ideologia neoliberista è ancora molto forte perché controlla, a vantaggio di pochi e facendo pagare la crisi a tutti gli altri, i meccanismi finanziari. E nelle stanze dove si praticano politiche sottomesse ai “poteri forti” si prendono con arroganza decisioni impopolari.
Ma si fa strada l’idea di alternative possibili (quasi sempre però censurate dall’informazione di regime), che forse nella fase attuale dovrebbero compattarsi per contrastare un sistema che ha determinato pesanti crisi economiche, scandali finanziari e diseguaglianze sempre più marcate. E in alcuni ambienti avanza nuovamente per l’economia un’ottica diremmo keynesiana (per esempio l’economista Paul Krugman, cui è stato assegnato nel 2008 il Premio Nobel per l’economia, evidenzia come “una fase temporanea di spesa in disavanzo può dare una spinta utile all’economia; inversamente, politiche di austerity in un’economia depressa possono produrre grossi danni”).
Peraltro l’ex presidente Obama ha aumentato gli investimenti pubblici per consentire all’economia Usa di ripartire e decollare dopo la pesante crisi degli anni precedenti. Perché non si può (??) fare altrettanto in Europa, in Italia (se continuasse a prevalere il modello finanziario di “austerity” con politiche di bilancio assolutamente restrittive)?
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