La tornata elettorale del 25 settembre porta con sé pure la nomina di un nuovo ministro dell’Istruzione sul cui nome si incomincia già a parlare sul versante del centrodestra che, sulla base dei sondaggi, sembra essere favorito rispetto al centrosinistra al governo.
E proprio da quelle spiagge si starebbe materializzando il variopinto vascello di Vittorio Sgarbi, critico d’arte e già pure docente universitario, al quale si starebbero aprendo alcuni approdi, sulla base di quanto ci è dato sapere.
Più che alla cultura, su cui è evidentemente più dotato, sembra che la destra lo voglia all’istruzione forse per rivoluzionare la scuola e forse pure per mettere ordine dentro un cumulo di leggi e norme che ne stanno affossando sia le assunzioni, sia il futuro di migliaia di precari e sia la vita didattica dei prof, più burocrati ormai che maestri, fra l’altro anche sottopagati e senza contratto di lavoro, anche nella parte normativa.
Tuttavia, pochi pensano che in quel dicastero dovrebbe andare una personalità che non solo sappia di vita scolastica quotidiana, essendo venuto direttamente dal campo dopo vari gradi di elezioni e di nomine, ma anche della selva infinita di norme e leggine, come un sindacalista esperto, per esempio, uno di quelli che è stato spina al fianco del ministro e megafono delle istanze dei prof per farli scendere in piazza.
Un sindacalista che ad ogni norma, anche quelle più chiare, varata dall’esecutivo in materia di istruzione, ha fatto le pulci, trovando quasi sempre un vulnus per protestare e per chiamare i docenti a raccolta.
Un sindacalista che si è stracciato le vesti quando il governo ha tirato dritto senza ascoltare le proteste e le indicazioni dei rappresentanti dei docenti e della base, e che ora ne diventi l’esecutore e alla prova dei fatti.
Ecco, un sindacalista che, avendo fatto opposizione, si metta alla guida del variegato mondo della scuola, facendo passare quelle istanze per cui i docenti pagano mensilmente la loro iscrizione.
Ma anche un ministro che sulle normative e sulla politica scolastica, pur non essendo docente, si è speso, dando indicazioni e suggerimenti, come Andrea Gavosto, il responsabile scuola della Fondazione Agnelli.
Non ne richiamiamo il curriculum, ma ricordiamo solo che in ogni decisione del ministro, dalle assunzioni, al precariato, all’ordinamento nelle sue fasi generali, ha sempre detto qualcosa, proponendo pure soluzioni spesso in netto dissidio coi ministri responsabili.
Occorrerebbe insomma un nuovo ministro, qualunque schieramento vinca, tra destra e sinistra, che sappia bene non solo di come si naviga all’interno delle scuole e a contatto coi ragazzi, ma anche delle tempestose e spesso contrastanti normative che ingolfano i tavoli dei presidi e dei prof.
Un ministro che per i suoi trascorsi è stato anche punto di riferimento di docenti e famiglie; che per il suo ruolo ha avuto modo di esaminare, entrandovi, le intricate selve messe a dimora dai vari politici, spesso digiuni di scuola, e che ha pure saputo indicare le vie come uscirne, sia sul versante del sindacalismo, talvolta demagogico, e sia sul versante governativo.
E a tal fine ci permettiamo indicare, per esempio, un ministro come il nostro direttore, Alessandro Giuliani che non solo conosce le problematiche più intime che si vivono in classe, ma ha ben chiare pure le farraginosità della legislazione che sta ingolfando l’istruzione italiana, commentando giornalmente su questo portale le notizie, anche le più capziose e dure, che vengono alla ribalta .
Un ministro insomma che si è fatto le ossa, non già dietro il paravento della politica o sui tavoli di astratte teorizzazioni, ma sulle colonne di un giornale che da decenni commenta con lucide analisi, sia sul versante sindacale che politrico, ciò che accade nel variegato arcipelago della scuola, cercando di gettare ponti fra tante isole per farne una sola ben collegata.
Forse accontenterebbe finalmente le masse sempre turbolente dei docenti, ma forse pure riuscirebbe a blandirle, se ci riesce.