Non solo i “grillini” chiedono un passo indietro da parte del ministro Fedeli, dopo che il neo titolare del Miur avrebbe mentito sull’aver preso la laurea e forse pure la maturità.
In queste ultime ore, anche ‘Idea – popolo e libertà’ ha chiesto le sue dimissioni: “alla luce delle evidenze e delle reazioni suscitate nel mondo della scuola, che rischiano di determinare una situazione di oggettiva delegittimazione, ‘Idea’ ritiene che il ministro Fedeli debba rimettere il suo mandato“.
Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera, bypassa il ministro e promette “un intervento urgente sulle banche, uno di riordino sulla Pubblica Amministrazione, il completamento della riforma di Equitalia, la correzione della riforma sulla scuola e inevitabilmente sarà necessario mettere mano al welfare”.
Anche il senatore Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord, torna sulla “tanto pompata riforma della ‘buona scuola’ che fa schifo: “Che fallimento è stato il Governo Renzi. Tutte le sue riforme sono state bocciate e smantellate. Per cui cosa rimarrà del Governo Renzi? Solo i disastri che ha combinato”.
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Non tutti sono però contro il ministro Fedeli: per il vicesegretario vicario UDC Antonio De Poli, il nuovo primo “inquilino” di Viale Trastevere, non si può pensare di chiederne le dimissioni, “sia per il suo titolo di studi, sia per l’eventualità che solleciti un’educazione gender nelle scuole visto che lei è stata la prima firmataria di un ddl sul tema al Senato”.
“Gli attacchi ‘preventivi’ nei suoi confronti – continua – non ci piacciono. A chi la sta criticando, in queste ore, diamo un consiglio: vediamo il ministro all’opera prima di esprimere qualsiasi giudizio. Siamo fiduciosi che Fedeli, politica sensibile, persona capace e competente, saprà assumere posizioni compatibili con le nostre a difesa dei valori della Famiglia. Sono attacchi polemici, strumentali e privi di argomentazioni”.
In sua difesa, ovviamente, ci sono poi tutti i parlamentari in qualche modo legati al Governo Gentiloni.
Insomma, se da una parte il ministro chiede pubblicamente, già dalla sua prima uscita, di coinvolgere i soggetti interessati, ad iniziare dai lavoratori, per condividerne gli obiettivi, dall’altra si ritrova a dividere politica e opinione pubblica.
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