È stato reso noto il 2° Rapporto nazionale sulla scuola e l’università di Eurispes, che presenta luci e ombre del sistema di istruzione in Italia. Molte delle questioni presenti già nel primo Rapporto, pubblicato 20 anni fa, alla luce dei dati e delle riflessioni sembrano ancora attuali e irrisolte, tra cui, come ricorda il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, la dualità del sistema dell’istruzione e della formazione professionale e il travagliato processo della ricerca scientifica, la competitività.
Sono stati compilati e analizzati 4.827 (Scuola primaria e secondaria di 1°: 1.789; Scuola secondaria di 2°: 842; Università: 2.196).
La burocrazia è indicata come un dato altamente negativo dal 93% dei docenti, che si sentono sovraccaricati e distolti dal loro ruolo formativo da un eccesso di burocrazia; l’altro elemento critico comune all’87% degli intervistati riguarda il giudizio sugli investimenti nell’istruzione.
Apprezzata l’autonomia nella scelta dei programmi e dei metodi di insegnamento e molto sentita la sensazione di svolgere un ruolo cruciale nell’educazione delle giovani generazioni.
Il 65% trai professori universitari e quasi tutti, il 90%, tra i docenti, esprimono insoddisfazione per il trattamento economico.
Si lamenta inoltre del bullismo il 79,8% dei professori delle superiori e ne documenta la presenza l’82%il nella primaria e secondaria di primo grado.
Il 65% dei docenti nella scuola primaria e secondaria di primo grado afferma di aver riscontrato problemi di eccessiva numerosità delle classi: nel 90% dei casi, i docenti concordano sull’opportunità di fissare a 15 il limite massimo di alunni per classe.
Altri dati significativi che emergono dal Rapporto di Eurispes indicano come inadeguata la presenza dei mediatori interculturali, così come è insufficiente il giudizio sul numero degli psicologi.
Promossa la dotazione informatica, con il 64% di soddisfatti, mentre palestre (59,8%) e ambienti scolastici (54,4%) sono inadeguati per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, ma igiudizi divergono molto a seconda dell’area geografica nella quale si trova l’Istituto scolastico.
I docenti sono molto favorevoli a dedicare più spazio nei programmi di insegnamento alle discipline Stem, soprattutto tra i docenti di scuola primaria (76,5%) rispetto a quelli della secondaria di primo grado (59,8%) e di secondo grado (55,9%). Gli insegnanti indicano inoltre che circa un discente su tre (31,2%) ha dimostrato un certo grado di disagio con l’impiego della tecnologia.
Rispetto all’abbandono, un insegnante su due nelle primarie ha osservato almeno una volta il fenomeno, anche se la dispersione è maggiore nelle scuole medie (71,4%) e ancor di più alle superiori, più negli istituti professionali che nei licei. I docenti individuano nella povertà culturale dell’ambiente di origine degli studenti la prima causa di dispersione.
La presenza eccessiva di docenti non di ruolo che si avvicendano nelle supplenze sembra costituire un importante ostacolo alla continuità didattica e al processo educativo e di apprendimento degli studenti secondo il 58,5% dei docenti della primaria e secondaria di 1°.
Oltre la metà degli insegnanti delle primarie e medie ha sperimentato, almeno in alcune occasioni, ingerenze dei genitori nelle scelte relative ai metodi e ai contenuti dell’insegnamento e quasi la metà si è sentito contestare almeno qualche volta voti/giudizi dai famigliari degli alunni. Al 16% dei docenti è successo di ricevere in alcune occasioni minacce da parte dei genitori degli alunni.
Episodi di spaccio di sostanze stupefacenti tra alunni sono denunciati dal 43,3% dei docenti dei professionali e dei licei, dove sono molti a riportare almeno un caso di furto o danneggiamenti nella struttura scolastica. Nelle secondarie di 2° al 17,6% del personale docente è capitato di subire minacce da parte degli studenti, ma preoccupano gli episodi di violenza: un insegnante su quattro (25%) è stato vittima di violenza da parte degli alunni, almeno una volta nel corso della vita professionale.
L’ampliamento delle opportunità di aderire ad un progetto Erasmus durante le secondarie, in particolare per gli studenti economicamente svantaggiati, secondo il 62,6% dei docenti sarebbe importante, ma non indispensabile; mentre per il 29,9% si tratta di una priorità assoluta.
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